Federico Pezzetti
Aveva prestato servizio per dieci anni nelle Colonie africane. Ritornato in Italia nel 1941, per curarsi l’amebiasi complicata da febbri malariche, venne poi assegnato come comandante dibattaglione al 91° Fanteria. Dopo l’8 settembre 1943, il maggiore era entrato nella Resistenza col nome di battaglia di “Alberto”, sostituendo il colonnello Ratti nell’incarico di Capo di stato maggiore del CLN piemontese.
Oltre al servizio di spionaggio e controspionaggio, si occupò degli approvvigionamenti di viveri, armi e munizioni da inviare ai partigiani in montagna. Fermato in via Sacchi dai brigatisti neri del covo di via Asti, Federico Pezzetti fu riconosciuto ed identificato, nonostante avesse esibito documenti falsi.
Fu ucciso in via Camerana, all’angolo di corso Vittorio Emanuele, con un colpo alla schiena, mentre cercava di sottrarsi all’arresto. Una lapide lo ricorda a Torino, nel luogo dove Pezzetti è stato ucciso. Vi fu collocata il 3 aprile 1946, con una cerimonia alla presenza del generale Alessandro Trabucchi, già a capo del Comitato Militare Regionale Piemontese.