Giuseppe Albano
Aveva soltanto dieci anni quando i suoi si erano trasferiti a Roma, alla ricerca di un lavoro e si erano sistemati in quella che, allora, era la borgata sottoproletaria del Quarticciolo. Affetto da una malformazione alla schiena, postumo di una caduta, al giovane fu affibbiato il soprannome di "il Gobbo" che, nei mesi dell'occupazione tedesca della Capitale e poi sino alla morte di Albano divenne "il Gobbo del Quarticciolo".
Il ragazzo, dopo l'8 settembre 1943, fu a capo di una piccola banda di sottoproletari come lui, che si batterono coraggiosamente contro i tedeschi a Porta San Paolo e, durante l'occupazione, contro i nazisti e i fascisti collaborazionisti. La banda del "Gobbo", un esempio della spontaneismo che (come ebbe a ricordare Rosario Bentivegna), caratterizzò parte della Resistenza romana, faceva capo al Movimento Bandiera Rossa, molto presente alla periferia della Capitale e nelle campagne del Lazio, sino a toccare Tarquinia e Viterbo, ed era orientata dai socialisti di Franco Napoli, pure lui oriundo calabrese.
I colpi messi a segno dai giovani del "Gobbo del Quarticciolo" ("espropri proletari", disarmi, eliminazione di nazifascisti), si susseguivano con tale frequenza che a certo punto il Comando germanico, che non conosceva l'identità di Giuseppe Albano, ordinò che venissero arrestati tutti i gobbi di Roma. Il 17 aprile del 1944 anche Albano finì in una retata, dopo che nel Quartiere Quadraro lui e i suoi compagni avevano abbattuto tre soldati tedeschi; portato in via Tasso il giovane partigiano non fu riconosciuto e venne rilasciato.
Quando Roma fu liberata Albano collaborò con la Questura per l'identificazione dei torturatori di via Tasso. Però, insofferente di ogni disciplina, riprese con gli "espropri proletari". Si comportava, infatti, come un moderno "Robin Hood". La sua attività finì dopo l'uccisione a Roma di un militare inglese. Un vero e proprio rastrellamento investì il Quarticciolo e Giuseppe Albano (in un episodio mai completamente chiarito), cadde in uno scontro con i carabinieri nell'androne di una casa di via Fornovo.
Su Giuseppe Albano e sulla sua partecipazione alla Resistenza romana sono stati pubblicati molti libri. Li hanno scritti Cesare De Simone, Silverio Corvisieri, Marisa Musu, Ennio Polito e molti altri. Il più recente, di Bruno Gemelli, pubblicato nel 2009 dalle Edizioni Città del Sole, ha per titolo Il gobbo del Quarticciolo. Vita e morte del calabrese Giuseppe Albano. È del 1960 il film di Carlo Lizzani Il Gobbo, che è interpretato da Alvaro Cosenza e che vede tra i protagonisti anche Pier Paolo Pasolini, nella parte di Leandro detto "er Monco".