L'addio dell'ANPI a William Michelini
Carlo Smuraglia al picchetto funebre in onore di William Michelini
Qui di seguito l'orazione del presidente Carlo Smuraglia in ricordo del comandante Lino "William" Michelini.
Siamo qui a ricordare con commosso dolore, un compagno, un amico che ci ha lasciato. Un dolore particolare per me che sono costretto ad assistere, impotente, al fatto terribile che ogni giorno ci lascia qualche compagno dell'esperienza grandiosa della Resistenza ed è come se un pezzo di me, una parte della mia vita mi venisse strappato via, lontano dalle scelte che facemmo a vent'anni e lontano dalle giornate spesso lunghe e difficili, ma sempre impegnate, vissute in quei famosi mesi in cui cercammo di liberare l'Italia da tedeschi, fascisti e di creare le basi per un Paese democratico.
È facile capire che non posso andare a tutti i funerali dei componenti dell'ANPI che ci abbandonano. Ma a questo non potevo mancare, per tante ragioni, non solo perché William è stato un grande partigiano, e grande e coraggioso combattente, decorato con la medaglia d'argento al valore e non solo perché è stato coerente con i suoi princìpi e i suoi ideali perseguiti per un'intera vita, dalle prime scelte degli anni '40 fino alla mattina in cui è stato trovato riverso al suolo mentre si accingeva a recarsi, come ogni giorno, alla sede dell'ANPI. Sarebbero motivi sufficienti per non mancare; ma non c'è solo questo. Michelini era uno dei miei Vicepresidenti, uno dei più vicini, uno di quelli con cui bastavano poche parole per capirsi, uno di quelli di cui potevi cogliere i momenti di incertezza e di preoccupazione, senza che li esprimesse, un compagno fedele e sempre coerente con i suoi princìpi i suoi valori politici e quelli resistenziali. Perché Lino ha avuto due grandi amori nella vita, il partito e l'ANPI; a tutti e due è rimasto sempre fedele e coerente; ma sempre ha saputo tenerli separati, anche quando coltivarli entrambi avrebbe posto dei problemi per chiunque. Ma lui, pazientemente, sapeva conservare le sue idee, il suo ideale politico nel cuore, come disse una volta ad Achille Occhetto, ed esprimere quotidianamente il ricordo della parte più bella della sua vita, manifestando l'impegno a conservare a tutti i costi la memoria della Resistenza, l'amore per la Costituzione, la convinzione che senza democrazia un Paese sarebbe finito. I tempi sono difficili; qualche volta può essere stato non facile, per lui impegnarsi per l'ANPI che formulava critiche a certi disegni governativi in materia costituzionale e sentire contemporaneamente, dentro di sé, il contrasto con ciò che avrebbe desiderato: una politica coerente con i suoi ideali e tale che l'ANPI non avesse motivo per discuterne criticamente. Ma non rivelò mai le sue intime angosce, anche se sono certo di averle percepite ugualmente, senza parole e solo perché lo conoscevo bene.
Perché la verità è che Lino (questa volta non voglio chiamarlo col suo nome di battaglia), era soprattutto un uomo. Una cosa che dovrebbe essere naturale e normale, ma che in questa Italia smarrita è sempre più difficile trovare. Ma lui lo era, nella sua coerenza, nelle sue passioni, nei suoi ricordi, nel suo modo di essere altissimo ed apprezzato dirigente dell'ANPI, con le sue ruvidità, ma anche con tratti di inusitata gentilezza che anch'io, di recente, ho personalmente sperimentato.
Per essere “uomo” è importante il coraggio ed è importante la capacità di assumersi le proprie responsabilità; ma il tratto umano è qualcosa di più; ed è questa la ragione per cui tanti gli hanno voluto bene e quando hanno saputo della sua morte, si sono commossi ed hanno pianto, perché se ne andava una parte gloriosa di un'esperienza fondamentale e si perdeva – contemporaneamente – un tratto di umanità che è veramente imprescindibile e invece qualche volta sembra addirittura introvabile.
Un giornale ha scritto che non sarà facile dimenticarlo. Io dico, più semplicemente, ma con forza, che non lo dimenticheremo, prima di tutto, per noi, perché se lasciassimo cadere l'oblio su una figura di questo spessore, vorrebbe dire che i tempi ci avrebbero già indotti a perdere una parte della nostra umanità e dei nostri valori.
Per noi, è fondamentale conservare il ricordo delle sue esperienze, delle sue gesta, della sua vita impegnata e coerente; ma dobbiamo saper ricordare e tramandare un esempio di vita straordinaria e di impegno continuo, per ricordare agli indifferenti, ai rassegnati, agli assenti, che solo questa è vita, è veramente vita, solo questa è davvero umanità.
Lo ricorderemo e lo faremo ricordare, perché questo – al di là dei nostri sentimenti – è anche il nostro dovere; prima di tutto, perché dobbiamo sostenere e conservare gelosamente la memoria di quei ragazzi che, giovani e meno giovani, fecero la scelta di battersi, pochi, male armati, spesso impreparati, ma sempre coraggiosi, contro l'esercito più forte del mondo e contro un fascismo incattivito dalla perdita di ciò che aveva pensato di costruire, riducendo invece tutto a distruzione e morte. Questa memoria, che tanti cercano di scalzare, di revisionare, di ridurre a brandelli di esperienze disperate, è una cosa di cui il Paese dovrebbe andare orgoglioso perché rappresenta forse la pagina più bella della sua storia, un fenomeno grandioso che, al di là dei numeri, ha coinvolto, in varie forme, tanta parte del popolo italiano.
Ma poi c'è un problema particolare, per la nostra Associazione, di cui Lino è stato appassionato, fedele, intelligente, partecipe oltre che dirigente. Questo fenomeno, inevitabile, della perdita continua dei “ragazzi del '43 – '44/'45” incide sull'Associazione e sulla nostra carne, nella sua continuità e nella sua ineluttabilità. Noi abbiamo un dovere imprescindibile: fare in modo che nulla vada disperso, che nel cambio delle generazioni resti fermo, soprattutto, lo spirito che ha animato per tanti anni l'ANPI, la sua identità, la sua idealità e, permettetelo, la sua purezza.
Lino – William Michelini questo voleva, di questo si preoccupava, che al di là di noi, miseri esseri umani, i nostri ideali, i nostri valori, continuassero, l'ANPI diventasse ancora più forte ed integra offrendo sempre al Paese il contributo della sua storia e della sua esperienza di componente essenziale della nascita e della crescita di un Paese democratico, retto da una Costituzione che solo da quella grandiosa vicenda poteva scaturire, nella bellezza e novità delle sue norme e dei suoi princìpi, nel riconoscimento fermo di tutti i diritti.
Ebbene, sta a noi assicurare quella continuità che Michelini avrebbe voluto, sta a noi realizzare il suo sogno stroncato dalla morte, di vedere un Paese coerente con i valori della Resistenza, impegnato contro ogni forma di fascismo e di revisionismo, ispirato solo agli ideali della democrazia.
Se non ci adoperassimo per questo, allora sì che non saremo degni di ricordare Lino-William Michelini, allora sì che avremmo un debito grave ed inestinguibile verso di lui, che ha dedicato la sua vita alla realizzazione di un sogno - un'Italia che prosperi nella libertà, nell'uguaglianza, nella dignità - un sogno che aspetta ancora di essere realizzato e che noi abbiamo il compito - fino a quando la vita ce lo consentirà – di tradurre in realtà.
Questo è il vero ricordo, questa è la vera dimostrazione di affetto e di amore con cui possiamo lasciare oggi, Lino, con un dolore immenso ma anche con un impegno civile e politico che gli dobbiamo.
Un grande abbraccio, caro Lino, da parte mia personale, che ti sono stato amico e sono felice di essere stato ricambiato, ma sappi che in questo mio saluto, c'è anche l'abbraccio caldo, affettuoso, partecipe, di tutti i 130.000 iscritti all'Associazione di cui eri fiero, assieme a quello di tutti coloro che ti hanno conosciuto e apprezzato e ti hanno voluto bene.
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