Nel giugno 1944, la VI divisione Garibaldi costituisce, nel paese di Monforte d'Alba (CN), una delegazione civile incaricata di amministrare la zona libera (l'Alta e la Bassa Langa) controllata dai partigiani garibaldini e autonomi. I primi provvedimenti riguardano le risorse alimentari e i loro prezzi, e quindi anche la repressione del mercato nero. Alle delegazioni garibaldine è affiancato l'ufficio affari civili istituito dagli autonomi di Martini Mauri. I due organismi hanno però impostazioni differenti: mentre gli autonomi si limitano a far gestire il territorio dall'autorità militare, i garibaldini «si propongono di sollecitare la partecipazione diretta delle popolazioni all'esperimento di governo» (M. Giovana, Langhe e Alto Monferrato, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi, Dizionario della Resistenza, Torino, Einaudi, 2006, p. 505). Nell'agosto 1944, dunque, attraverso libere elezioni e un'importante mobilitazione del mondo contadino e del clero, nascono le giunte popolari. Queste si occupano dei problemi concreti del mondo rurale in cui sviluppano la propria attività amministrativa: la macellazione degli animali, gli ammassi, la tassazione, l'assistenza ai partigiani, i trasporti. «Non tutto il contesto del territorio occupato dai partigiani – scrive Giovana – risponde positivamente […]; i risultati delle giunte sono diseguali, relativi soprattutto alla somma di ostacoli obiettivi che gli esperimenti incontrano e all'adesione, all'impreparazione – o alla scarsa partecipazione – dei civili» (Ivi, p. 506). Ciononostante, l'esperimento di “democrazia diretta” – che viene stroncato nel dicembre 1944 dai nazifascisti – è un'importante anticipazione di ciò che dovrebbe essere il paese per la cui libertà si sta lottando.
All'area delle Langhe appartiene anche la cosiddetta Repubblica di Alba, città della provincia di Cuneo governata dalle formazioni autonome di Martini Mauri dal 10 ottobre 1944. Alla sua liberazione, in realtà concordata con la RSI (contro il parere del Comando militare regionale piemontese), partecipano anche, «per solidarietà partigiana» (Id., Alba, in Ivi, p. 233), un distaccamento garibaldino e un gruppo GL. La gestione della cittadina, nonostante la creazione di un CLN, è nelle mani del comando militare degli Autonomi, e risente delle tensioni irrisolte tra le varie formazioni. La riconquista da parte della RSI è perciò piuttosto facile, e resta, nella storia della Resistenza, «la sola operazione del genere condotta in Piemonte dai fascisti in modo autonomo» (Ivi, p. 234), cioè senza il supporto dei tedeschi. Ciononostante, dopo i primi scontri, la GNR, le Brigate nere, la X Mas e altri reparti fascisti cercano la mediazione del clero per un accordo con le forze partigiane, che però rifiutano di scendere a patti. Alla fine, sotto la minaccia del cannoneggiamento dell'abitato, i partigiani si ritirano. La Repubblica cade il 2 novembre 1944. La sua storia è stata mirabilmente raccontata da uno dei protagonisti di quell'esperienza partigiana, lo scrittore Beppe Fenoglio, ne I ventitré giorni della città di Alba, Torino, Einaudi, 1a ed. 1952.