No a “Il segreto di Italia”, sì a “L'uomo che verrà”
19 febbraio, ore 20.30 - Cinema Corso - via di Roma 51, Ravenna
ANPI Ravenna e Ravenna Cinema presentano: CINEMA ANTIFASCISTA: No a “Il segreto di Italia”, Sì a “L’uomo che verrà”.
Proiezione a ingresso libero di L'UOMO CHE VERRÀ di Giorgio Diritti.
Giovedì 19 febbraio prossimo verrà proiettato il film “Il segreto di Italia”, del regista Antonello Bellucco: un attacco diretto alla Resistenza e ai nostri partigiani della 28ª brigata Garibaldi Mario Gordini.
Dal punto di vista artistico il film è brutto (ma sulla soggettività dei gusti non si discute) e dal punto di vista storico è estremamente superficiale, confuso, contradditorio e di parte con i fascisti buoni e i tedeschi gentili: ridicolo!
L’ANPI non partecipa alla visione del film “Il segreto di Italia”, ma ricorda che la libertà artistica è sancita dall’art.33 Cost., ovvero da quella Costituzione voluta dai resistenti che garantisce, diversamente dal fascismo, le libertà civiche e sociali e quindi non chiede alcuna censura preventiva; e non partecipa ad alcuna forma di contestazione dello stesso film.
L’ANPI e Ravenna Cinema invitano tutti nella serata di giovedì 19 febbraio al cinema Corso, via Di Roma 51, Ravenna, ore 20,30 dove sarà proiettato L’uomo che verrà di Giorgio Diritti: un fedele documento della strage di Marzabotto.
Nella stessa serata si affronterà in un pubblico confronto il tema dello stragismo fascista in provincia di Ravenna tra il ’43 e il ’45, e su chi sono i fascisti del nuovo millennio.
INGRESSO LIBERO
Per informazioni:
tel. 320.9022548
ravennacinema@gmail.com
Il segreto d’Italia - Film di Antonello Bellucco
Il film racconta della strage di Codevigo della fine di aprile, inizio maggio del ’45, in cui vennero passati sommariamente per le armi un centinaio di fascisti, e la imputa a partigiani ravennati. Noi lo abbiamo visto: un film confuso, poco e male informato, omissivo del contesto e delle dinamiche che portarono a quei tragici fatti. Rappresentare i fascisti come buoni, i tedeschi gentili, i partigiani feroci è francamente ridicolo. È impudico equiparare le ragioni di chi lottò a fianco degli Alleati - pagando un durissimo prezzo di sangue e persecuzioni - a quelle di fascisti gregari solerti dei nazisti, accaniti persecutori di italiani per i 20 mesi della RSI.
Al regista Bellucco i suoi informatori non hanno detto evidentemente che a Ravenna per la sua liberazione morirono 613 partigiani tra combattimenti, esecuzioni sommarie, torture, rappresaglie in una guerra che era finita l’8 settembre, ma che Mussolini volle continuare e che fece anche 5300, in una stima al ribasso, vittime civili.
Venga da noi, dove le famiglie Baffè-Foletti, 23 persone, vennero bruciate dai repubblichini, dove gli Orsini vennero impiccati, passi dal Ponte degli Allocchi dove 10 civili vennero fucilati e 2 impiccati, dopo torture inenarrabili, solo per aprire una lunga ma lunga lista. Oppure venga e prenda una via alle porte della città e troverà le tracce di 56 martiri: vecchi, donne e bimbi… E avanti così
E pensare che basta anche solo una piccola ricerca per sapere che a Codevigo vi erano molti fascisti che si erano fregiati di aver represso duramente il movimento di liberazione, e nel segnalare ai tedeschi dove fare rappresaglia. E c’erano anche fascisti della Prima Ora, quelli di Muti e Balbo per intenderci, che avevano bastonato, incendiato, perseguitato. Oggi la pietas va a tutti i morti, ma noi abbiamo il dovere storico e morale di non concedere alcunché alle abusive equiparazioni scegliendo la serietà della ricerca degli Istituti Storici.
Certo che Bellucco (regista, co-soggettista, co-sceneggiatore) dovrebbe sapere che la violenza che là si esercitò fu lo sbocco doloroso e tragico di un’altra più feroce violenza contro italiani perpetuata da altri italiani: i fascisti. Ma forse non gliene importa molto. Siamo sicuri che il film non passerà né alla storia del cinema, né alla storia in quanto tale.
Da noi nessuna invocazione di censura. Bellucco è garantito dall’articolo 33 della Costituzione, quella nata “dalla Resistenza”: perché, se avessero vinto i fascisti, te la raccomando la libertà artistica.
Anpi Ravenna