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La Costituzione negata - mostra

Dal 9 al 14 Novembre 2011 la Sala Pasolini di Castel Maggiore (Bologna) ospiterà la Mostra dei licenziati per rappresaglia politico - sindacale.

"La Costituzione negata, 1950-60. Le lotte per la giusta causa in memoria dei licenziati per rappresaglia politica e sindacale" è stata gentilmente concessa dal Comitato e dalla CdLM di Bologna, e organizzata dall’ANPI in collaborazione con SPI – CGIL nell'ambito delle attività della Consulta culturale.

La mostra, che rimarrà aperta aperta tutti i giorni dalle ore 16 alle 19, - verrà inaugurata mercoledì 9 Novembre alle ore 17.00, e verrà affiancata da diverse iniziative.

Venerdì 11 Novembre alle 20.30 alla Sala dei Cento (Piazza 2 Agosto) si terrà il convegno - dibattito “Dopo la guerra di Liberazione, la lotta per i diritti nel lavoro", sul percorso di lotta “civile” nell’Italia liberata, per conquistare la democrazia nel lavoro.

Diversi i temi che verranno affrontati: Statuto dei Lavoratori, Legge per il reintegro nel lavoro di chi ne era stato cacciato per rappresaglia sindacale, diritti nel mondo del lavoro dei giovani d’oggi. Aprirà, con un breve saluto Ernesto Cevenini del Comitato dei licenziati per rappresaglia sindacale, interverranno Luca Alessandrini storico dell’Istituto Parri, Cesare Melloni segretario regionale Cgil Emilia Romagna, Franco Focareta docente del Diritto del Lavoro Università di Bologna.

Sabato 12 novembre alle 10.00 si terrà la cerimonia di intitolazione della rotatoria dietro la Ex Oro Pilla (Viale Europa) ai “Licenziati per rappresaglia politico – sindacale” Intervengono: Ernesto Cevenini del Comitato dei licenziati per rappresaglia, Marco Monesi sindaco di Castel Maggior,e Giacomo Venturi vicepresidente della Provincia di Bologna.

Negli anni cinquanta e sessanta in Italia 480.000 lavoratori vengono licenziati senza giusta causa, colpevoli di essere iscritti ai partiti di sinistra e di lottare per la difesa dei loro diritti. Nella provincia di Bologna i lavoratori che perdono il lavoro sono circa 8.300, soprattutto metalmeccanici. È una pagina di storia che narra l'ingiustizia ed il dramma umano di una disoccupazione imposta, la negazione delle capacità professionali, il rifiuto del riconoscimento di diritti elementari come la salute sul lavoro, la possibilità di lottare per migliori condizioni ed una retribuzione dignitosa, la libertà di esprimere il proprio pensiero. Ma anche la volontà di lotta, il coinvolgimento di un'intera comunità, il forte legame di solidarietà fra uomini e donne, operai e contadini, che ha segnato la storia del movimento operaio bolognese e che vive ancora oggi. Il bilancio tratto dall'Associazione Nazionale Licenziati per Rappresaglia, Sindacale e Religiosa: I licenziati di Bologna e provincia: - Metalmeccanico 3.800 - Tessile 1.000 - Abbigliamento 900 - Alimentare 1.500 - Chimico 600 - Legno 500 - Pubblico Impiego 250 In 20 anni di lotte dal 1947 al 1966 per l'affermazione democratica dell'art. 18 contro i licenziamenti indiscriminati ci furono: - 3.800 licenziamenti - 2 morti - 795 feriti - 8.369 condannati.
Lo rende noto il Comune di Castel Maggiore.