Sergio Caminata
Sergio Caminata è il primogenito dei tre figli di Alessandro e Luigia Mantegazza. Ha appena compiuto diciotto anni ed è un promettente e apprezzato pittore quando, nel gennaio 1943, in qualità di “volontario provvisorio”, entra nel 52° Corpo dei Vigili del Fuoco di Milano, prestando servizio prima nella Caserma Castelvetro poi alla Centrale. Per la minore età ha avuto bisogno del consenso paterno, tuttavia il 22 settembre presenta le dimissioni: fin dall'inizio del '42, infatti, ha preso contatti col movimento antifascista “Italia Libera” e dopo l'8 settembre con alcuni colleghi, tutti giovanissimi, ha deciso di combattere contro l'occupante nazifascista.
Entra nel gruppo patriottico “Cinque Giornate” del Ten. Col. dei Bersaglieri, Carlo Croce , stanziato lungo le fortificazioni del San Martino sovrastanti la Val Cuvia. In ottobre viene incaricato di accompagnare alcuni militari Alleati alla base e vi riesce grazie all'aiuto del padre Alessandro. L'8 e il 13 novembre Sergio è la mente e tra gli esecutori di due azioni di assalto alle caserme milanesi dei Vigili del Fuoco, la Centrale di via Ansperto e quella di Seregno, per reperire armi, carburante e vestiario al fine di rifornire la formazione partigiana.
Sempre il 13, oltre 3.000 uomini della Wermacht, con l'appoggio dell'aviazione, sferrano un attacco durato cinque giorni a San Martino contro i 180 uomini di Croce. Sergio, rientrato in montagna, partecipa alla battaglia: nonostante l'inferiorità numerica, i combattenti della libertà riescono a resistere ma infine sono costretti a ripiegare. Caminata si propone volontario per difendere la fuga dei compagni verso la Svizzera. Il 15 novembre è catturato dai tedeschi, torturato e fucilato. Il corpo straziato viene riconosciuto dal padre e dal fratello Livio.
Il suo nome è iscritto a Milano sulle lapidi poste sotto la Loggia dei Mercanti, adiacente a Piazza Duomo. Verrà insignito alla memoria, col grado di sergente, con Medaglia d'Argento al Valor Militare.