Domenico Carlomagno
Domenico Carlomagno non ha ancora compiuto vent'anni quando, il 28 luglio del 1943, è imbarcato al porto di Bari sulla nave Italia, destinazione Durazzo. Il giorno dopo è già sulle coste adriatiche albanesi e viene inquadrato nel 26° Reggimento Autieri, Compagnia di Smistamento. Carlomagno è operativo al 162° Autoparco pesante – Posta Militare quando al reparto arriva la notizia dell'Armistizio.
La reazione dei tedeschi è immediata, l'esercito del Reich occupa l'Albania e la richiesta agli ex alleati di consegnare le armi viene accolta dai Comandi italiani.
Sono passate poche ore dal proclama di Badoglio e il 9 settembre Domenico è tra i prigionieri diretti a un campo di concentramento. Nonostante la situazione critica, riesce ad evadere dal campo insieme ad alcuni ufficiali guidati dal colonnello comandante del 104° Auto Gruppo. È il 17 settembre, i fuggiaschi prendono contatti con la Resistenza locale e Carlomagno entra nella Brigata Partigiana Albanese. Durante un combattimento a Elbasan viene catturato e condotto nuovamente in un campo di prigionia: il Pi Park 533 a Bitola, nella parte di territorio macedone appartenente alla ex Jugoslavia ma che, con l'occupazione tedesca, era stato trasferito sotto l'amministrazione della Bulgaria, unita alle forze dell'Asse.
Intanto, l'esercito sovietico si sta avvicinando. Il 18 settembre ‘44, dopo la capitolazione della Bulgaria, Domenico riesce ancora una volta a fuggire e a raggiungere in montagna i combattenti dell'Esercito di Liberazione Nazionale jugoslavo. Fino al 10 febbraio 1945 fa parte della 7ª Brigata d'Assalto. Rimasto di stanza a Skopie, in Macedonia, a dicembre viene inviato nell'allora capitale jugoslava, Belgrado, e inquadrato nel Battaglione Unità Partigiani Italiani. Come attesterà il Comando della Città di Belgrado, in ogni momento della Lotta di Liberazione, Carlomagno si era sempre mostrato combattente «valoroso, disciplinato e onesto». La guerra in Europa è finita da tempo quando, il 26 maggio 1946, Domenico Carlomagno si imbarca a Spalato per tornare in Patria. Arriva a Venezia, ha in tasca una licenza di 60 giorni. Il primo giugno 1946 arriva a Lauria. Finalmente è a casa.