Pietro Bruzzi
Diplomato nelle scuole tecniche e militante anarchico, nei primi anni del XX secolo gestì a Milano il periodico libertario La protesta umana. Nel 1910 espatriò in Francia e nei due anni successivi fu negli Stati Uniti. Nel 1913 ecco Bruzzi di nuovo in Francia, dove lavorò come meccanico e continuò la militanza nelle organizzazioni anarchiche.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, peregrinò tra Francia e Svizzera per sottrarsi alla chiamata alle armi e subì molti arresti; in Italia fu addirittura condannato alla pena capitale per diserzione. Tornato in patria quando, nel dopoguerra, furono condonate le pene a tutti i disertori, Pietro Bruzzi si stabilì a Greco (Milano) e riprese la sua attività nelle organizzazioni anarchiche.
Nel Comune che sarebbe poi stato inglobato nella metropoli, restò poco tempo. Nel marzo del 1921, ricercato dalla polizia dopo l'attentato al Teatro "Diana", ricominciarono le peregrinazioni di Bruzzi che era stato uno dei redattori del periodico milanese L'individualista. Prima andò a Mosca, dove lavorò per breve tempo come meccanico, poi passò in Germania, Austria, Belgio e Francia.
Nel 1928 è arrestato a Parigi, dove fu tra i dirigenti sindacalisti rivoluzionari francesi e dove aveva collaborato alla rivista anarco-individualista Eresia di oggi e di domani. Nel 1931, quando è espulso dalla Francia, passa in Spagna.
Arrestato a Barcellona nel 1933, l'anno successivo le autorità fasciste italiane ne ottengono l'estradizione e lo mandano al confino a Ponza. Nell'arcipelago di fronte a Latina l'anarchico irriducibile rimane sino al giugno del 1939, quando scontata la pena, torna a Milano e riprende il lavoro di meccanico, per interromperlo nel 1943, quando dopo l'armistizio entrò nella Resistenza.
In breve tempo Pietro Bruzzi riuscì a organizzare un foglio clandestino, intitolato L'adunata dei libertari, il cui primo numero sarebbe uscito dopo la sua morte. Catturato a Melegnano dai nazifascisti l'operaio anarchico è portato a San Vittore Olona, dove i tedeschi lo sottopongono a indicibili torture e lo fucilano.
Dopo l'uccisione di Bruzzi, le formazioni anarchiche (forti di alcune centinaia di partigiani inquadrati nelle formazioni socialiste "Matteotti"), che combattevano contro i nazifascisti col nome di "Brigate Malatesta", si chiamarono sino all'insurrezione di Milano "Brigate Bruzzi-Malatesta".