Faliero Pucci
Nei primi anni Trenta era entrato nell'organizzazione clandestina comunista di Firenze. Segnalato alla polizia da un confidente dell'OVRA, Pucci riuscì ad eludere i sospetti sulla sua attività, che si svolgeva prevalentemente nel mantenimento dei collegamenti con i compagni del Centro estero del suo partito. Nel 1937 il tassista fiorentino fu, però, arrestato e deferito al Tribunale speciale, che lo condannò a sette anni di reclusione. Uscito dal carcere nei giorni del governo Badoglio, nel settembre del 1943 Pucci fu chiamato a far parte del Comitato militare regionale del Partito comunista. In questo ruolo fu tra gli organizzatori del gruppo partigiano "Stella Rossa", che divenne operativo nelle colline a sud di Firenze. Nell'inverno, per le difficoltà logistiche dovute anche alle caratteristiche della zona, la "Stella Rossa" si sciolse e il tassista tornò a Firenze, a disposizione del Comando militare del suo partito. Nell'aprile, il militante comunista fu mandato, con un altro antifascista, a compiere un'ispezione presso un gruppo di patrioti nel Pistoiese. Non evitò di partecipare ad un'azione già predisposta da quei partigiani, ma sulla via del ritorno Pucci e il suo compagno, Giulio Bruschi, incapparono in un posto di blocco repubblichino: nello scontro che seguì, i fascisti ebbero un morto e tre feriti; Pucci restò sul terreno e Bruschi fu catturato. Da quel momento, il gruppo "Stella Rossa", riorganizzato, assunse il nome del valoroso tassista. A Faliero Pucci, dopo la Liberazione, è stato intitolato un circolo ricreativo e culturale di Firenze; sulle colline pistoiesi lo ricorda un cippo.