Massenzio Masia
Ventiquattro anni dopo il suo sacrificio, il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat firmò il decreto di conferimento della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria di Massenzio Masia. La motivazione dice: "Entrava tra i primi nelle forze della Resistenza della sua zona, diventandone l'animatore. Incurante dei gravi pericoli che la sua multiforme attività comportava, si adoperava in tenace e feconda opera di reclutamento di partigiani e mediante brillanti colpi di mano procurava loro abbondanza di armi, munizioni e vettovaglie sottratte all'avversario. Scoperto, catturato e sottoposto a gravi sevizie, si rifiutava di rivelare qualunque notizia che potesse tradire i commilitoni ed il reparto di appartenenza, tentando addirittura il suicidio nel timore di tradirsi sotto le torture. Condannato a morte, rifiutava di chiedere la grazia, come propostogli, ed affrontava con sereno stoicismo il plotone di esecuzione. Luminoso esempio di nobile animo di combattente e di patriota". Masia aveva cominciato molto presto il suo impegno antifascista. Nel 1927 era stato tra gli organizzatori dell'associazione clandestina "Giovane Italia". Successivamente Masia si collegò a gruppi di "Giustizia e Libertà", coi quali fu attivo a Venezia, finché non fu arrestato dalla polizia del regime. Incarcerato nel giugno del 1943, riacquistò la libertà poche settimane più tardi, grazie alla caduta di Mussolini. Dopo l'armistizio partecipò alla guerra di Liberazione, organizzando le prime formazioni gielliste in Emilia Romagna, come responsabile locale del Partito d'Azione. Catturato dai nazifascisti a Bologna, il 3 agosto 1944, Massenzio Masia fu processato con altri dirigenti azionisti arrestati in quei giorni e condannato a morte. Sottoposto ad atroci torture, per sottrarsi alle quali tentò vanamente il suicidio, non solo non parlò, ma quando, dopo la condanna alla pena capitale, gli fu proposto di sottoscrivere la domanda di grazia, la rifiutò affermando che "un uomo libero non chiede al tiranno nemmeno la vita che sta per togliergli". Masia fu fucilato al Poligono di tiro di Bologna con altri sette patrioti: Sario Bassanelli, Sante Caselli, Arturo Gatto, Mario Giurini, Armando Quadri, Pietro Zanelli e Luigi Zoboli. Il nome di Massenzio Masia – al quale dopo la Liberazione sono state intitolate strade a Como, a Bologna e a Roma – fu poi assunto dall'VIII Brigata GL operante in Emilia e da una Divisione partigiana dell'Oltrepò Pavese. Di questo martire della libertà si parla nel libro di A. Gavagnin Vent'anni di Resistenza al fascismo, pubblicato nel 1957, e nel volume Massenzio Masia nel ricordo degli amici della Resistenza, stampato nel 1971.