Gino Fruschelli
Negli anni 1941-43 era stato mandato in Jugolavia e sul fronte russo. L'8 settembre 1943 si era dato alla macchia, ma dopo la liberazione della Toscana, nel gennaio del 1945, si era arruolato volontario nel rinato Esercito italiano. Assegnato al 22° Reggimento del Gruppo di combattimento "Cremona", cadde sul fronte del Sennio. La motivazione della Medaglia d'Oro ricorda che Gino Fruschelli "comandante di squadra avanzata, durante l'attacco contro una munitissima posizione tedesca, mentre la sua squadra, sorpresa sul fianco destro da un violento fuoco di mitragliatrice, rallentava l'impeto offensivo, ripresi alla mano gli uomini e strappato il fucile mitragliatore dalle mani di un porta arma, apriva decisamente il fuoco per proteggere i movimenti dei compagni. Gravemente ferito, continuava a sparare fino al termine delle munizioni. Colpito una seconda volta, vincendo con ferrea volontà lo strazio della carne martoriata, riusciva a trascinarsi fino ad afferrare il mortaio di un compagno caduto e ad aprire nuovamente il fuoco. Colpito una terza volta da una scheggia di mortaio che gli squarciava una spalla, prima di abbattersi al suolo, con l'ultimo anelito di vita rimastogli incitava i suoi uomini a proseguire nella lotta e decedeva poco dopo. Esempio di ferrea volontà, di indomito coraggio, di italica virtù guerriera". A Gino Fruschelli sono state intitolate strade a Roma e nella sua città natale.