Massimo Mila
Di idee antifasciste, maturate durante il Liceo al "Massimo d'Azeglio" di Torino, Massimo Mila (del quale già si conoscevano le imprese sportive sul Monte Bianco e nel Gruppo del Gran Paradiso, dove nel 2001 è stato inaugurato, a 1.583 metri, un "rifugio" che porta il suo nome nel territorio di Ceresole Reale), nel maggio del 1929 fu fermato dalla polizia per una firma. Era quella che aveva apposto ad una lettera di solidarietà a Benedetto Croce, quando il filosofo, in Senato, aveva criticato i Patti Lateranensi. Tre anni dopo il giovane si laureò in Lettere e, dopo aver insegnato per breve tempo come supplente al "d'Azeglio", fu assunto nella redazione della UTET. Lavorava nella Casa editrice quando, per il tramite di Leone Ginzburg e Renzo Giua (che sarebbe poi caduto in Spagna, combattendo contro i franchisti), si avvicinò al movimento "Giustizia e Libertà" ed ebbe modo di conoscere, a Parigi, Carlo Rosselli. Nuovamente arrestato nel 1935, con Vittorio Foa ed un gruppetto di antifascisti, Mila fu condannato dal Tribunale speciale a sette anni di carcere. Non li scontò tutti grazie all'amnistia, ma fu sottoposto a libertà vigilata. Nell'aprile del 1943, richiamato alle armi, fu impiegato nell'amministrazione militare a Torino, sino a che, con l'armistizio, aderendo al Partito d'Azione, si diede alla costituzione delle prime bande partigiane nel Canavese. Durante la guerra di liberazione, fu ispettore della VI Divisione Alpina "GL", poi commissario politico della II Zona Canavese-Valli di Lanzo. Terminato il conflitto Mila riprende l'attività di scrittore alla casa editrice Einaudi, pubblicando libri di storia della musica e traducendo classici della letteratura. Dopo lo scioglimento del Partito d'Azione si avvicina al Partito comunista. Nel 1953 Massimo Mila diventa docente di Storia della musica al Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Torino. Nel 1962 l'Università gli offre l'insegnamento di Lettere, incarico che ricoprirà fino al 1975. Critico musicale de l'Unità di Torino (1946-67) e del settimanale L'Espresso (1955-67), dal 1967 Mila passa al quotidiano La Stampa. Membro dell'Accademia di Santa Cecilia dal 1956, svolge un'intensa attività letteraria (traducendo, fra l'altro, opere di Goethe, Schiller, Gotthelf, Hesse, Wiechert, e l'autobiografia di Wagner). Dal 1967 è condirettore della Nuova Rivista Musicale Italiana. Il 26 febbraio 1981 è coinvolto in un gravissimo incidente automobilistico, nel quale perde la vita la moglie. Nel 1985 riceve il Premio internazionale "Feltrinelli" dell'Accademia dei Lincei. Tra i tanti suoi scritti, merita qui ricordare come Mila, nel 1945, ebbe a valutare, in un saggio pubblicato da Risorgimento, la nascita della Resistenza contro i nazifascisti: "...fu così che in quei giorni tra l'8 e il 10 settembre 1943 tanti pacifici lavoratori - operai, impiegati, artigiani e studenti, che l'età e i doveri militari ponevano al bivio di accettare il nuovo padrone o fuggire e, se cercati, difendersi in qualche modo - si trasformavano in "ribelli", come prima istintivamente si chiamarono per antica abitudine alla servitù; poi, più coscienti dei propri diritti e della causa giusta da loro stessi difesa, partigiani e patrioti".