Paolo Fabbri
La motivazione della ricompensa al valore alla memoria di Paolo Fabbri, datata 1945, dice semplicemente: "Ardente animatore della Resistenza, dopo aver compiuto molteplici temerarie imprese, si prestava volontariamente ad effettuare una importantissima azione di collegamento con i Comandi che si trovavano oltre le linee nemiche. Addentratosi fra i nevosi valichi dell'Appennino, stremato di forze, perdeva la vita". In realtà la vicenda di questo dirigente socialista, morto durante la lotta contro i nazifascisti, è più complessa. Il corpo di Paolo Fabbri, insieme a quello di un altro partigiano che era con lui, fu ritrovato nell'abetaia di Bombiana di Gaggio Montano (Bologna) soltanto nell'aprile del 1946. I due cadaveri presentavano ferite alla testa, provocate da proiettili di grosso calibro. L'istruttoria giudiziaria, che fece seguito al ritrovamento dei corpi, portò all'arresto e al successivo proscioglimento dell'uomo che aveva fatto da guida a Fabbri e al suo compagno e che, la sera del 14 febbraio 1945, era tornato da solo alla base di Porretta Terme della Brigata "Matteotti", raccontando di aver udito degli spari nel bosco e di essere fuggito. Paolo Fabbri era stato per tutta la vita un fervente socialista. Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale, nel 1919 si era iscritto al Partito socialista ed era stato in prima fila nelle lotte del dopoguerra. Nel novembre del 1926, Fabbri era stato confinato dai fascisti a Lipari e, nel 1929, era stato condannato a tre anni di carcere con l'accusa di aver avuto un ruolo nell'evasione dal confino di Emilio Lussu, Francesco Fausto Nitti e Carlo Rosselli. Il carcere non lo piegò. Riacquistata la libertà, Paolo Fabbri si diede alla riorganizzazione del Partito socialista clandestino. Dopo l'8 settembre 1943, segretario della Federazione socialista di Bologna, fu tra i più decisi organizzatori della Resistenza in Emilia e a lui si deve la costituzione delle prime formazioni partigiane che avrebbero poi dato vita alla Brigata "Matteotti". Nel dicembre del 1944, Fabbri fu incaricato dal Comando unico regionale di raggiungere Roma, per illustrare agli Alleati la situazione delle formazioni partigiane operanti in Emilia. Era, appunto, di ritorno da quella missione quando perse la vita. In sua memoria a Bologna gli hanno dedicato una strada. Per una singolare circostanza, proprio in Via Paolo Fabbri 43 c'è la casa bolognese di Francesco Guccini, che ha intitolato così una delle sue più famose canzoni.