Tosca Bucarelli
Per ricordare una delle più audaci partigiane toscane, una donna che per tutta la vita ha saputo tenere alti i valori della Resistenza, a Firenze hanno intitolato a Tosca Bucarelli la sala consiliare di Villa Vogel. Era giovanissima quando entrò a far parte dei Gruppi d'Azione Patriottica, ma si era subito fatta apprezzare per il suo coraggio quando era stata affiancata a Gino Menconi, un dirigente comunista di lunga esperienza. Presto la "Toschina", come la chiamavano affettuosamente tutti, divenne indispensabile per realizzare le azioni più audaci. Per questo fu scelta lei quando i GAP decisero di compiere un attentato nel pieno centro di Firenze. Obiettivo era il bar "Paskowsky", ritrovo abituale dei comandanti tedeschi e dei caporioni fascisti. La ragazza quel giorno (era l'8 di febbraio del '44) era in compagnia di un gappista sperimentato (Antonio Ignesti, che sarebbe morto di lì a poco per una grave malattia). I due giovani entrano al "Paskowski", affollato di tedeschi e di fascisti, e si siedono ad uno dei pochi tavoli liberi. Mentre attendono la "consumazione", piazzano sotto il tavolo la bomba che Tosca ha portato nella borsa. Nella concitazione non la fissano bene e l'ordigno, con la miccia già accesa, cade a terra. La ragazza se ne accorge. Spegne la miccia, ripone la bomba nella borsa e tenta di allontanarsi. Ignesti la segue, ma qualcuno s'è insospettito e Antonio viene bloccato. Tosca torna indietro per aiutarlo. Nel parapiglia il ragazzo riesce a fuggire; la sua compagna resterà nelle mani dei fascisti. La destinazione inevitabile è, per "Toschina", "Villa Triste", base della "banda Carità". I fascisti la interrogano, la picchiano, la torturano, le procurano gravi lesioni, per le quali soffrirà tutta la vita, ma la ragazza non parla. È trasferita al carcere di Santa Verdiana. Mesi in snervante attesa dell'esecuzione o della deportazione. Poi il colpo di mano dei GAP (guidati da Elio Chianesi e Bruno Fanciullacci), in divisa della Wehrmacht, che liberano la "Toschina" e altre sedici antifasciste detenute. Quando, nel 1965, Liliana Cavani ha girato il documentario "La Donna nella Resistenza", una delle protagoniste non poteva non essere Tosca Bulgarelli.