Libero Remo Briganti
Giovanissimo antifascista, nel 1933 aveva contribuito alla nascita, a Savona, del Comitato provinciale clandestino del Partito comunista. Processato dal Tribunale speciale, se l'era cavata con un'ammonizione e, dopo aver assolto il servizio di leva come bersagliere a Torino, era tornato al lavoro all'ACNA di Cengio. Dall'ACNA lo avevano licenziato per decisione del questore di Savona e Briganti aveva trovato lavoro alla "Scarpa e Magnano". Ma anche qui era durato poco: nel 1939 il Tribunale speciale lo aveva condannato a cinque anni di reclusione (di cui due condonati), per "associazione e propaganda sovversiva".
Scontata la pena nel carcere di Castelfranco Emilia (Modena), l'operaio antifascista torna in fabbrica ed è uno dei protagonisti della politica dell'entrismo, sino a che non viene espulso (è il 1941), dal PNF per indegnità.
Nel 1943 Briganti è alla testa, con altri antifascisti, delle manifestazioni popolari seguite alla caduta del regime ed è lui che, il 26 luglio, guida l'assalto al carcere savonese di Sant'Agostino, per chiedere la liberazione dei detenuti politici. È ancora lui che, subito dopo l'8 settembre, organizza, col nome di Giulio, i primi nuclei e gruppi partigiani e le prime azioni armate contro i nazifascisti nel savonese. Il 22 febbraio 1944 lo vede alla Maddalena di Lucinasco (Imperia) al comando di un distaccamento della IX Brigata Garibaldi. Nell'agosto dello stesso anno, quando "Giulio" è ormai commissario della Divisione Garibaldi "Cascione", firma un documento rivolto ai garibaldini in cui ricorda che "...con la realizzazione del Comando Unico di tutte le forze militari dell'Italia occupata agli ordini del governo Bonomi, il governo legittimo italiano in cui vi sono rappresentati i vari partiti antifascisti, noi oggi dobbiamo considerarci l'esercito nazionale, che lotta per la libertà e l'indipendenza della nostra Patria...". "Giulio" sarebbe caduto tre mesi dopo, mortalmente ferito, mentre tentava di fermare l'avanzata dei nazifascisti che avevano sorpreso i suoi garibaldini nella zona di Briga marittima.
A Briganti verrà subito intitolata una Brigata, la III Garibaldi della seconda zona operativa ligure. Inumata a Upega, la sua salma sarà poi traslata a Ormea (CN) nel cimitero di Viozene e quindi nel cimitero di Savona-Zinola, dove, dopo la Liberazione, è stata tumulata nel Sacrario.
Questa la motivazione della Medaglia d'argento alla memoria di Libero Briganti: "Dopo l'armistizio, entrato fra i primi a far parte del movimento di Liberazione, emergeva per attività, iniziativa, capacità di organizzatore, raggiungendo incarichi di responsabilità. In combattimento dava belle prove di valore e particolarmente si distingueva nel luglio del 1944 a Rocchetta Nervina, tenendo in scacco per tre giorni forze tedesche dotate di artiglieria che tentavano di occupare il paese, e durante il duro rastrellamento dell'alta Val Tanaro. In questa occasione combatteva superbamente e generosamente si sacrificava, nel tentativo di trattenere il nemico per dare tempo ai Partigiani di porre in salvo feriti barellati."
Una via di Savona è oggi intitolata a Libero Briganti e il suo nome è inciso in una lapide presso il cimitero di Briga Alta e nel Sacrario di Imperia-Oneglia.