Rino Pachetti
"Nella lotta di liberazione, intrapresa sino dagli inizi con slancio generoso, si dimostrava organizzatore ed animatore di elette doti. Ardito, anzi temerario, ideatore ed esecutore di colpi di mano, incrementava attivamente la guerriglia nelle zone di Como e di Lecco, riportando ferite e guadagnandosi largo prestigio fra i migliori partigiani. Caduto prigioniero ed in attesa di esecuzione di condanna a morte, riusciva a fuggire dall'ospedale dove era ricoverato. Nuovamente arrestato, subiva da parte dei tedeschi atroci torture, che lasciavano tracce indelebili nelle sue carni. Condannato a morte per una seconda volta, riusciva nuovamente ad evadere portando generosamente sulle spalle un compagno, come lui condannato ed impossibilitato a muoversi. Combattente di leggendario valore, segnalato per l'attività svolta nella zona del Bustocco e nel Basso Novarese, assumeva, alla fine del 1944, il comando di una Divisione partigiana già largamente provata e lo teneva con molto onore, combattendo in Valle Strona, al Mottarone e nella zona del Lago di Orta. Particolare menzione meritano la tenacia ed il coraggio da lui dimostrati resistendo per 17 giorni al nemico e risolvendo vittoriosamente un duro combattimento con epico episodio di personale ardire. Schietto, buono, modesto e valoroso era sempre di esempio costante ai compagni di lotta e veniva ricordato, nella zona di Milano, come una delle più belle figure di combattente partigiano". Con questa motivazione, che ben rappresenta la figura di Pachetti, la massima decorazione al valor militare è stata assegnata ad uno dei più importanti protagonisti della lotta partigiana nell'Italia del Nord. I biografi di Pachetti ricordano pure che questo ferroviere, dopo aver svolto il servizio militare in Africa Orientale nel Reggimento Ferrovieri del Genio, era entrato, già nel 1939, nel movimento antifascista clandestino, aderendo con Poldo Gasparotto al Partito d'Azione; rammentano anche che, combattendo alla testa dei partigiani del Raggruppamento Divisioni "Alfredo Di Dio", compì personalmente 126 disarmi, fu otto volte ferito, e che sulla sua testa fu posta una taglia di mezzo milione di lire dell'epoca. Dopo la Liberazione, Rino Pachetti comandò, col grado di capitano, il 3° Battaglione di Polizia ausiliaria della Questura di Milano e passò poi, con lo stesso grado, sino al 1947, nella Polizia ferroviaria. Nel 1950 gli fu riconosciuto il grado partigiano di maggiore e fu quindi assunto dall'AGIP, alle dirette dipendenze di Enrico Mattei. Pachetti è stato anche, dal 1970 al 1975, consigliere comunale di Rosignano per la DC. Suoi cimeli della Resistenza sono conservati ad Ornavasso (Novara), nella "Casa Museo Raggruppamento Divisioni Patrioti Alfredo Di Dio".