Berto Perotti
Eminente figura dell'antifascismo veronese, fu esule volontario per non soggiacere alle imposizioni del nascente regime. Aveva però scelto male il luogo dove rifugiarsi: la Renania. Perotti si trovò così a vivere, dal 1937 al 1943, a Dusseldorf. Era riuscito a collegarsi ad una rete di intellettuali antinazisti, ma assistette alla aggressione razziale contro gli ebrei del 9-10 novembre 1938, della quale rese poi testimonianza ne La notte dei cristalli. Alla caduta di Mussolini l'insegnante, tornato nella sua Verona, diventa, con incarichi nel CLN, membro attivo della Resistenza. In missione a Milano, il 6 novembre del '44, Perotti è arrestato dalle SS italiane. Sottoposto ad un duro interrogatorio, se la cava con la perdita di una falange del dito medio della mano sinistra e col trasferimento nel carcere di Verona, dove resta sino al 14 febbraio del 1945. Destinato alla deportazione in Germania, quel giorno è rinchiuso nel Blocco D del "Durchgangslager" di Bolzano ed è immatricolato col numero 9589. Resterà in via Resia sino al 1° maggio 1945, quando tornerà a Verona e diventerà assessore del Comune. Sulla sua esperienza in carcere e nel campo di Bolzano scriverà Inferriate, pubblicato nel 1948. Nel 1956, l'intervento sovietico in Ungheria, induce Perotti ad allontanarsi dal PCI. Il professore si dedica all'insegnamento e agli studi. Scrive: La profezia di Heine, L'anno zero della Germania rossa, I problemi dell'ebraismo nella cultura tedesca, Strade e la raccolta di poesie intitolata Clessidra. Una sala dell'Istituto veronese per la storia della Resistenza è stata dedicata, per ricordarlo, a Berto Perotti.