Mario De Marchis
Faceva parte del "Movimento Comunista d'Italia" e dopo l'armistizio, con altri militanti della formazione "Bandiera Rossa", aveva dato l'assalto al Forte Tiburtino per rifornirsi di armi, munizioni, medicinali e viveri. Avvisati dai fascisti, i tedeschi attaccarono in forze e riuscirono a catturare diecine di persone che si trovavano nel Forte. Tra queste De Marchis che, dopo essere stato incarcerato e processato da un tribunale germanico, fu portato (con Orlando Accomaso, un imbianchino di 30 anni, Andrea Chilastri, stuccatore romano nato nel 1906, Lorenzo Ciocci, carrettiere ventenne, Giuseppe Liberati, pure lui di 20 anni, Marco Santini di 39 anni, Mario Splendori, 38 anni, e Vittorio Zini di 36 anni) vicino al carcere di Rebibbia, allora in costruzione. I prigionieri furono costretti a scavare una grande fossa e furono tutti eliminati con un colpo di pistola alla testa. I resti dei martiri furono trovati e riesumati soltanto nel 1946.