Jerzy Sas Kulczycki
Il padre, insegnante in un Liceo di Roma, era un aristocratico polacco immigrato in Italia all'inizio del secolo scorso. Jerzy, nel 1921, aveva cominciato a frequentare l'Accademia navale di Livorno e ne era uscito nel 1927 col grado di Guardiamarina. Il giovane, che aveva prestato sempre servizio su navi da battaglia e che durante la Seconda guerra mondiale aveva ottenuto una Medaglia di bronzo al valor militare e due encomi solenni, l'8 settembre 1943 si trovava a Trieste, come capitano di fregata, imbarcato sulla corazzata "Conte di Cavour", nel porto per lavori. Sfuggito ai tedeschi, l'ufficiale organizzò i primi gruppi di resistenza nel Veneto. Passò poi a Milano, dove fu tra i promotori dell'organizzazione militare clandestina V.A.I. (Volontari Armati Italiani). Il 15 aprile 1944, Kulczycki si trovava a Genova in missione quando, per una delazione, cadde in mano ai nazifascisti. Tradotto a Milano e poi - il 9 giugno 1944 - al campo di concentramento di Fossoli, fu fucilato il mese successivo nel poligono di Cibeno, a poca distanza dal lager. La motivazione della massima ricompensa al valore alla memoria dell'ufficiale dice: "Ufficiale superiore di eccezionali virtù militari e morali, già distintosi in operazioni di guerra e pervaso da profondo amor patrio, faceva fronte, all'armistizio, ai nemici della Patria iniziando senza indugio la organizzazione dei primi gruppi militari di resistenza nella regione veneta. Riconosciuto successivamente capo di Stato Maggiore del Movimento dei Volontari Armati Italiani, dava vita nelle regioni settentrionali a notevole attività militare e di sabotaggio contro l'oppressore e i suoi accoliti. Sottoposto a grossa taglia, indifferente ai rischi incombenti svolgeva durante sette mesi opera fattiva di animatore e di capo. Attivamente ricercato, veniva arrestato solo in seguito a delazione. Superbo esempio ai presenti per serenità e grandezza di animo di fronte al plotone di esecuzione, donava alla Patria un'esistenza tutta dedicata alla sua grandezza ed al proprio dovere di soldato e di marinaio". Sul valoroso marinaio è stato pubblicato, per le Edizioni Menin, un libro di Paolo Paoletti; a Livorno gli è stata intitolata una strada.