Giuseppe Sporchia
Antifascista, subito dopo l'armistizio aveva organizzato, con altri suoi compagni, la fuga di prigionieri alleati dal campo di concentramento di Bergamo. Aveva poi collaborato alla costituzione della Brigata "Matteotti" (che avrebbe poi preso il nome di "Arturo Turani"), svolgendo attività di collegamento. La sua attività contro i nazifascisti non ebbe modo di svilupparsi a lungo. Il 10 dicembre del 1943 l'operaio fu arrestato a Bergamo, in via Vittorio Emanuele, mentre si recava ad una riunione clandestina. Processato da un Tribunale militare tedesco il 5 gennaio 1944 e condannato a morte, Sporchia fu messo al muro, a marzo, nella caserma "Seriate", col comandante della Brigata "Matteotti", Arturo Turani, che era stato arrestato un mese prima dell'operaio. Poco prima di morire, Sporchia poté scrivere una commovente lettera alla maggiore delle sue figlie (allora bambina), nella quale, tra l'altro diceva "... cerca sempre di vivere onestamente che essere onesta è la prima dote preclara, ricordati sempre e tanto della tua defunta Mamma che fu tanto buona e che morì col tuo nome sulle labbra, e nel suo ricordo vivi sempre ed aiuta tanto la mia Pierina. Ama tanto tanto Romana e Cesarina che sono le tue sorelline, tu sei la maggiore, vivi sempre onestamente; sappi che il tuo papà mai fece del male, il mio ricordo unito a quello della tua mamma ti sia sempre di sprone a fare bene; ama tanto e conforta la nonna ed il nonno che ti hanno allevata e sii sempre ubbidiente. Piccola mia Milli, quale dolore è per me lasciarti così, ma abbi fede e coraggio. Iddio sempre ti aiuterà nell'aspro cammino della vita, sappi pure e sii orgogliosa di tuo padre che nonostante tutto qui ti giura che mai fece male ad alcuno... ".