Carlo Chiappa
Rimasto orfano di padre a soli due anni, a undici dovette lasciare la scuola per lavorare come aiuto muratore. Nel 1936 svolse a Piacenza il servizio di leva e, quando fu congedato, trovò un posto come manovale all'Isotta Fraschini. All'entrata dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, Chiappa fu richiamato; dopo quattro mesi sul Fronte francese, congedato per motivi di salute, il giovane, tornato a casa, riuscì a farsi assumere alla Borletti di Milano. L'adesione al Partito comunista segnò da allora la sua vita. Nel maggio del 1943 Chiappa è alla testa delle lotte alla Borletti. Nel giugno è arrestato e finisce a San Vittore. Con la destituzione di Mussolini, il ritorno alla libertà significa per Chiappa l'impegno totale. In novembre dà vita, alla Borletti di Vittuone, alla prima Squadra di Azione Patriottica e poco dopo, per incarico del suo partito, organizza la Resistenza nell'intero settore a ovest di Milano (il "blocco D"), che vedrà in azione la 168a, la 169a e la 170a Brigata, che opereranno dalle porte di Milano fino ad Abbiategrasso e Magenta e che formeranno, appunto, la Divisione "Magenta", di cui l'operaio della Borletti (col nome di battaglia di "Abele"), sarà il commissario politico. Sarà Chiappa, nei giorni della Liberazione (con i tedeschi e gli uomini della X MAS in ritirata che occupano la città), che riuscirà ad evitare, con Riccardo Lombardi, che gli aerei degli Alleati bombardino Abbiategrasso. Nel dopoguerra Carlo Chiappa, ripreso il suo lavoro alla Borletti, è stato per anni responsabile dell'organizzazione comunista della fabbrica e per un decennio, fino al 1972, membro della locale Commissione interna.