Mimì Sangiorgio
Figlio di un repubblicano mazziniano, Mimì Sangiorgio deve il suo nome di battesimo al papà che non ne voleva sapere di santi e tradizioni (per secondo e terzo gli furono attribuiti i nomi “letterari” di Hugo e Venerdì).
Inizia a studiare a Bisceglie, dove il padre è segretario comunale, frequenta il ginnasio e il liceo classico a Trani e si iscrive al corso di laurea in Lettere e Filosofia all’ateneo di Napoli. Segue la famiglia che si trasferisce a Lendinara, in provincia di Rovigo, proseguendo gli studi universitari a Padova.
Nel 1941 aderisce agli ideali comunisti ma la sua attività cospirativa è presto scoperta. Catturato dai nazifascisti, viene deportato nel campo di lavoro di Dornach e poi rinchiuso nel lager di Mauthausen. Mimì, sopravvissuto allo sterminio, dopo la liberazione di Mauthausen da parte degli Alleati, nel 1945, farà ritorno a Lendinara.
Sangiorgio riprende immediatamente l’attività politica ed è eletto Sindaco della città polesana nelle prime elezioni libere del 1946. Stabilitosi a Rovigo, è consigliere comunale e provinciale del capoluogo dal 1950 al 1959. Dagli Anni 60 svolge attività sindacale per un trentennio nella CGIL Funzione Pubblica. È inoltre fondatore di un’associazione per la difesa dei diritti civili e costituzionale e dei periodici Lo sperone e Fastidio. Ha scritto due libri di memorie e, fino alla sua scomparsa, è stato Vicepresidente dell’ANPI di Rovigo.