Bruno Trentin
Quando suo padre, Silvio, Silvio, era tornato in Italia dalla Francia, dove era emigrato durante il fascismo, il ragazzo aveva continuato a seguirne l'esempio. Così come si era impegnato, nonostante la giovanissima età, nella Resistenza contro i tedeschi a Tolosa, altrettanto fece nel Veneto dove, entrato dopo la morte del padre in una formazione di "Giustizia e Libertà", combatté dal 1944 alla Liberazione, diventando comandante di una Brigata partigiana. Nel dopoguerra, Bruno Trentin si è laureato in Giurisprudenza all'Università di Pavia ed ha successivamente seguito dei corsi presso la Harvard University. Nel 1949 ha cominciato ad occuparsi di questioni sindacali presso la Sezione Studi economici della CGIL; nel 1958 è entrato nella segreteria della Confederazione Generale Italiana del Lavoro. Trentin, che nel 1950 si era iscritto al Partito comunista italiano, è stato anche consigliere comunale di Roma dal 1960 al 1973 e parlamentare comunista dal 1962 al 1972, incarichi che ha lasciato per meglio occuparsi del lavoro nel Sindacato. Dal 1962 al 1977 è stato segretario generale della FIOM e della FILM (Federazione Italiana Lavoratori Marittimi) e dal 1977 al 1986, e ancora dal 1988 al giugno del 1994, ha ricoperto la carica di segretario generale della CGIL. Membro del CNEL (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro), ha diretto dal 1994 l'Ufficio Programma della CGIL. Dal 1999 al 2004, Trentin ha fatto parte del gruppo PSE del Parlamento europeo. Ha pubblicato, nel 1994 Lavoro e Libertà presso l'editore Donzelli. Nello stesso anno è stato coautore, presso Rizzoli, di Il coraggio dell'utopia. La sinistra e il Sindacato dopo il Taylorismo. Nel 1997 la Feltrinelli ha pubblicato, di Bruno Trentin, il saggio La città del lavoro - Sinistra e crisi del fordismo. Trentin è morto al Policlinico Gemelli, un anno dopo una rovinosa caduta dalla bicicletta, avvenuta durante un'escursione su due ruote sulle montagne austriache; da quell'incidente l'ex segretario generale della CGIL non si era più ripreso. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa con profondo dolore la notizia della morte di Bruno Trentin ha inviato alla moglie Marcelle e ai figli un messaggio di affettuosa solidarietà, in cui ricorda di essere stato legato a Trentin per decenni da una amicizia rinnovatasi ancor più da vicino nella comune partecipazione al Parlamento Europeo: "Scompare con Trentin un grande protagonista delle battaglie del mondo del lavoro, del processo di autonomia e di unità del sindacato, della storia democratica del Paese dagli anni della Resistenza alle lunghe stagioni della costruzione e dello sviluppo dell'Italia repubblicana cui fino alla fine ha dedicato le straordinarie risorse della sua intelligenza, del suo impegno civile e sociale e della sua moderna visione degli interessi generali della Nazione."