Aldo Sintoni
Fu il solo ravennate che nel 1936, allo scoppio della guerra di Spagna, riuscì ad espatriare per arruolarsi, in difesa della legittima Repubblica spagnola, nelle Brigate Internazionali. Inquadrato come artigliere, Sintoni operò nelle batterie "Gramsci" e "Sozzi", di cui divenne commissario politico.
Dopo aver partecipato alla difesa di Barcellona, riparò in Francia dove fu internato nei campi di Saint Cyprien, Gurs e Vernet d'Ariège. Nel 1941, il muratore ravennate fu tradotto in Italia, dove fu processato e condannato a quattro anni di confino. "Dino", com'era chiamato nella clandestinità, restò a Ventotene sino alla caduta del fascismo.
Tornato a Ravenna dopo l'armistizio, organizzò i primi nuclei di resistenza contro i nazifascisti ed ebbe l'incarico di istruttore militare delle nuove reclute partigiane. Membro del comitato militare di Ravenna, Aldo Sintoni stava recandosi ad una riunione, quando cadde in una trappola tesa dai fascisti. Gravemente ferito ad una gamba, riuscì a sottrarsi alla cattura, ma non poté sottrarsi alla morte, sopravvenuta dopo oltre due mesi di sofferenze per una cancrena.