Giacomo Petronari
Autodidatta, da giovane era chiamato l'avvocatino per il suo eloquio. A quindici anni si era iscritto al Partito socialista ed era poi passato con i comunisti nel 1921. Già durante la "marcia su Roma" aveva dimostrato la sua determinazione nella lotta al fascismo. Nell'ottobre del 1922, infatti, fermò per due ore a fucilate, con altri cinque compagni, una colonna di camicie nere sulla Nomentana. Petronari subì un primo arresto, per tentativo d'espatrio clandestino, nel 1933. Scontati sei mesi di carcere, proseguì la sua individuale battaglia contro i fascisti riempiendo - nelle ricorrenze del 1° Maggio e del 7 Novembre - le strade del quartiere Ostiense di scritte e volantini inneggianti alla libertà. Nel febbraio del 1937, Petronari fu arrestato dalla polizia per "vilipendio del regime" e confinato per quasi due anni alle Tremiti e a Ponza. Ne tornò nel Natale del '38. L'8 settembre del 1943 vede Petronari combattere con i Granatieri a Porta San Paolo, per difendere la Capitale dai tedeschi, e nei mesi successivi l'antifascista romano è tra gli animatori dei GAP. Trasporta armi, raccoglie fondi per la Resistenza, distribuisce giornali e volantini stampati clandestinamente. Tradito da una spia - certo Mastrocinque, ufficiale dei Bersaglieri - Petronari viene ristretto nel carcere di via Tasso. Resiste alle torture, sino che il Tribunale militare di guerra tedesco lo condanna a morte. L'eroico antifascista è fucilato a Forte Bravetta.