Gina Galeotti Bianchi
Lia, questo il "nome di battaglia" di Gina Galeotti Bianchi, è morta, dopo anni di lotta contro il fascismo, proprio nei giorni della Liberazione di Milano. Pur incinta di otto mesi, "Lia" si stava recando all'ospedale di Niguarda dove doveva incontrare alcuni partigiani feriti, lì ricoverati sotto false generalità. Fu falciata da una raffica di mitra, sparata da un camion carico di soldati tedeschi in fuga e incappati in un posto di blocco partigiano. Gina Galeotti Bianchi aveva cominciato giovanissima, diciassette anni prima, la sua attività antifascista. Nel 1943 era stata arrestata e deferita al Tribunale Speciale per essere stata tra gli organizzatori a Milano degli scioperi del marzo contro la guerra. Incarcerata per quattro mesi, fu liberata con la caduta del fascismo il 25 luglio e all'8 settembre entrò subito nelle organizzazioni della Resistenza. Fece parte, in particolare, del Comitato provinciale di Milano dei "Gruppi di difesa della donna", si impegno nel servizio informazioni e si dedicò all'assistenza delle famiglie degli antifascisti caduti. Il 19 novembre 2005, nella zona di Niguarda, nei giardini tra via Val di Ledro e via Hermada, il Comune di Milano ha intitolato l'area a Gina Galeotti Bianchi.