Anna Gentili Cazzuoli
Il 26 luglio del 1943, Anna Gentili aveva fermato i carri armati che stavano marciando a Milano, a Porta Venezia, contro i dimostranti mentre il comunista Pietro Ingrao stava concludendo il suo comizio antifascista. La ragazza, (che al mattino era stata di fronte al carcere di San Vittore per reclamare la liberazione dei detenuti politici, fra i quali figurava anche il fratello Antonio), nel pomeriggio si era portata in piazza Oberdan, sapendo che lì si sarebbe tenuta una grande manifestazione inneggiante alla caduta del fascismo. Ad informarla era stato l'autore di Conversazioni in Sicilia. Allora Elio Vittorini collaborava, come lei, con la casa editrice Bompiani. Ingrao ha ricordato così l'episodio: "Quando spuntarono i carri armati, da principio la folla non capì. Si levarono applausi, grida: pace, pace, pace, abbasso il fascismo! Dietro la lunga colonna dei carri armati era la truppa, che veniva a disperdere la manifestazione. I carri armati si aprirono un varco, la truppa cominciò a rigettare sui margini della piazza la massa dei dimostranti. E qui cominciò il dialogo sconnesso, tempestoso, punteggiato dagli urti, dagli scontri, dai tentativi di riguadagnare la piazza. I soldati non rispondevano, chiusi in viso, ma chiaramente incerti. La soluzione venne da una donna. Si staccò dalla massa, corse verso un carro armato che era fermo nel centro della strada, con un atto deciso, diretto, si arrampicò su di esso. Fu il segnale. Tutta la folla si rovesciò sui carri armati. Li circondò, salì su di essi, si confuse con i soldati. Dopo un po' i carri armati e la truppa abbandonarono la piazza". La donna che aveva compiuto quel gesto audace e risolutivo aveva, allora, poco più di vent'anni. Così ha ricordato quel giorno e quel momento: "Il fascismo era caduto - pensai - e quei militari non potevano rovinarci la manifestazione. E allora sentii che dovevo fare qualcosa. E fu così che mi lanciai verso quel carro armato e ci salii sopra. Ricordo che un ufficiale mi minacciò con la pistola, ma figurarsi... La folla ormai aveva preso il sopravvento. I soldati, del resto, avevano mostrato chiaramente di solidarizzare con noi". Nata all'isola d'Elba, Anna a Milano era arrivata nel '39 ed aveva trovato lavoro presso la Bompiani. Dopo l'impresa di piazza Oberdan, era stata arrestata e tenuta in carcere fino al 13 settembre. Liberata, con i tedeschi che avevano già occupato Milano, entrò subito a far parte della Terza Brigata Gap e dei Gruppi Difesa della Donna. Nell'aprile del '44, ricercata dai fascisti a Milano, raggiunse la Valtellina, dopo una breve sosta a Lecco, e visse nella casa di Lina Salvetti, una gappista che sarebbe poi morta, nel corso di un'azione partigiana, dilaniata da una bomba esplosa in anticipo. In montagna, Anna Gentili fa parte della 40esima Brigata Garibaldi e come responsabile dei collegamenti col comando garibaldino, torna abbastanza spesso, avventurosamente, a Milano. Di quel periodo, Anna ricorda anche un episodio poco conosciuto: l'incidente capitato a Celeste Negarville, uno dei massimi dirigenti del Partito comunista, che fu investito casualmente dall'auto del prefetto mentre si trovava a Monza. "Portato al Pronto soccorso dell'ospedale, Negarville se la cavò a buon mercato e venne rimandato a casa. Ma poi si accorse di non avere più la borsa con dentro le bozze de l'Unità clandestina. Probabilmente era rimasta all'ospedale, ma si considerò troppo rischioso mandare lui a cercarla. Così, per la sua aria innocente da ragazzino per bene, fu incaricato Gillo Pontecorvo, che assolse con successo al suo compito, tornando con la preziosa borsa, che, per lo meno apparentemente, non era stata frugata o se, come probabile, era stata aperta, aveva trovato mani complici con la Resistenza". Nel gennaio del 1945 Anna assume la direzione dei Gruppi difesa della donna del III Settore di Milano e qui, nel dopoguerra, sposa Oliviero Cazzuoli (scomparso nel 2006), l'ingegnere che, per anni, sarà dirigente del Convitto Scuola della Rinascita, nel quale si sono formati tanti ex partigiani.