Mario "Lupo" Musolesi
Durante la Seconda guerra mondiale, quello che sarebbe poi diventato in Emilia il leggendario "comandante Lupo", si trovò a combattere come soldato carrista in Africa settentrionale. Catturato dagli inglesi, riuscì ad evadere e a tornare al suo reparto dopo tre giorni di marcia. Ferito, fu rimpatriato. L'armistizio lo colse a Roma, dove partecipò ai combattimenti di Porta San Paolo contro i tedeschi. Tornato a Vado, Musolesi organizzò con il fratello e la sorella i primi gruppi di partigiani, che nel febbraio del 1944 avrebbero costituito la Brigata "Stella Rossa". "Lupo" l'aveva chiamata così pur dichiarandosi rigorosamente apolitico. Per otto mesi, la "Stella Rossa" condusse audacissimi attacchi contro i presìdi nazifascisti e contro i convogli degli occupanti e frequentissimi assalti ai treni lungo la linea Bologna-Firenze. Ogni azione era programmata e diretta personalmente da "Lupo", sul cui capo i fascisti − che dal maggio del 1944 compirono nella zona sanguinose rappresaglie − finirono per mettere, senza alcun risultato, una taglia di un milione di lire di allora. Quando nel settembre del 1944 le armate tedesche ripiegarono verso nord per attestarsi sulla Linea Gotica, dovettero affrontare il problema della "Stella Rossa" e del suo comandante. Lo fecero alla grande, impegnando grandi unità di SS, tra cui due reggimenti della Divisione "Adolf Hitler" comandati dal maggiore Walter Reder, paracadutisti della "Goering" e Brigate nere con artiglieria, carri armati e lanciafiamme. Per quattro giorni Lupo e i suoi, che si erano sparpagliati nella zona, riuscirono a contrastare l'attacco tedesco. Complessivamente la "Stella Rossa" lasciò sul terreno 226 combattenti, compreso il loro comandante. Per rappresaglia i nazifascisti trucidarono anche 966 civili (uomini, donne e bambini) del Comune di Marzabotto (città martire della guerra di liberazione), 292 civili del Comune di Grizzana e 204 civili del comune di Monzuno.