Terzilio Cardinali
Cresciuto in ambiente antifascista, fin da ragazzo Terzilio Cardinali, che faceva il fornaio, fu coinvolto in scontri con le squadracce di Mussolini. Richiamato nel corso della seconda guerra mondiale, l'8 settembre 1943 era sergente in un reparto della Divisione «Arezzo» (XXV Corpo d'armata) dislocato in Albania. Il 9 settembre, quando, a nome del Fronte di liberazione nazionale albanese, Mehmet Sheu parlò a un gruppo di soldati italiani raccolti sulle rive del fiume Erzen, invitandoli a combattere al fianco dei partigiani, Cardinali non esitò a rispondere all'appello. Con altri 170 soldati italiani fu così formato un reparto, a cui venne dato il nome di Battaglione "Antonio Gramsci". Cardinali ne divenne il comandante. La formazione, che nel febbraio 1945 diventò Brigata, entrò a far parte dell'Esercito popolare di liberazione albanese. Subito dopo la costituzione, il "Gramsci" partecipò a duri combattimenti contro i tedeschi e si distinse in particolare nella difesa di Berat, resistendo con altri gruppi italiani per cinque ore, fino all'estremo limite, ad un violento attacco scatenato di sorpresa dai nazisti. Da quel combattimento il Battaglione uscì praticamente annientato, e tutti gli italiani fatti prigionieri dai tedeschi vennero fucilati. L'unità fu poi ricostituita con nuovi quadri e, sempre al comando di Cardinali, continuò a battersi valorosamente nel corso di numerose azioni. L'8 luglio 1944, nei pressi del villaggio di Strelsa, durante un combattimento di estrema violenza, Cardinali fu colpito a morte mentre, alla testa dei suoi uomini, si lanciava all'attacco delle linee nemiche. Alla memoria del valoroso comandante partigiano, è stata concessa la Medaglia d'oro con questa motivazione: "Animato da vivo attaccamento al dovere, sorretto da costante entusiasmo e dotato di eccezionali capacità organizzative, costituiva in terra straniera un Battaglione partigiani che guidava per nove mesi in rischiosa e sanguinosa guerriglia, dimostrando superbe doti di combattente. Nel corso di operazioni tendenti a rompere l'accerchiamento di una Divisione partigiana da parte di preponderanti forze avversarie, attaccava alla testa dei propri reparti una munitissima posizione su quota molto contesa per la sua importanza. Costretto a ripiegare per le gravi perdite subite, conscio che dalla conquista dell'obiettivo assegnatogli dipendeva il successo dell'azione e la salvezza dell'intera Divisione, radunava i superstiti del cruento scontro e li trascinava con l'esempio a vincere, in lotta ravvicinata, l'accanita resistenza dell'avversario. Mentre già arrideva la vittoria, cadeva colpito a morte e, gridando «Viva l'Italia», suggellava la conquista della posizione col sacrificio della propria vita. Fulgido esempio di eroismo e di amor patrio". A Terzilio Cardinali, al quale anche il Governo albanese concesse a suo tempo la Medaglia d'oro, è intitolata una via di Roma.