Franco Antonicelli
Figlio di un alto ufficiale, si era laureato a Torino prima in Lettere e poi in Legge. L'insegnamento, per un breve periodo, al Liceo "D'Azeglio" del capoluogo piemontese e il rafforzamento dei legami con maestri e coetanei (da Augusto Monti a Benedetto Croce, da Piero Gobetti a Leone Ginzburg, a Massimo Mila, a Norberto Bobbio), contribuirono a risvegliare il suo antifascismo, ispirato soprattutto da ragioni morali.
Nel 1929 Antonicelli subì un primo, breve, periodo di carcere per aver firmato un documento di solidarietà con Croce. Nel 1935 passò alcuni mesi ad Agropoli (Salerno), dopo una condanna a 5 anni al confino. Tornato a Torino e ripreso l'insegnamento, ne fu allontanato per motivi politici. Collaboratore del Dizionario delle opere e dei personaggi della Bompiani e fondatore, nel 1942, della casa editrice "Francesco de Silva", Franco Antonicelli strinse sempre più stretti legami con esponenti della sinistra liberale e, nei mesi che precedettero la caduta di Mussolini, con socialisti e comunisti.
Nei giorni dell'armistizio (era entrato nel "Comitato interpartitico" o "Fronte nazionale"), tenta, anche con un generoso appello pubblicato su La Stampa, la difesa di Torino dai tedeschi. Passato a Roma, partecipa all'organizzazione della Resistenza nella Capitale, ma il 6 novembre del 1943 è arrestato e finisce a "Regina Coeli". Nel febbraio del 1944 è tradotto al Nord e dal carcere di Castelfranco Emilia uscirà soltanto nell'aprile quando, tornato a Torino, entra nel CLN regionale piemontese in rappresentanza del PLI. Opererà con i nomi di copertura di Ranieri, Sorel, Francesco Ansaldi e creerà i fogli clandestini Il Patriota e L'Opinione che, dopo la Liberazione, prenderà il posto della soppressa La Stampa.
Alla vigilia dell'insurrezione, Antonicelli diventa presidente del CLN, la cui Giunta consultiva di governo opererà a Torino più a lungo che in ogni altro capoluogo italiano. Nel 1946 esce dal PLI ed entra nel Partito d'Azione. Si batte per la Repubblica nel referendum istituzionale e, nel 1948, al Congresso di Napoli, entra nella direzione del Partito Repubblicano Italiano. Negli anni successivi, portato a posizioni di sinistra, non aderisce più ad alcun partito e si dedica ai suoi amati studi letterari. Pubblica nel 1947 con la sua casa editrice il capolavoro di Primo Levi Se questo è un uomo, che era stato rifiutato dai principali editori nazionali. Consulente della RAI, collaboratore culturale de La Stampa (che nel frattempo ha ripreso le pubblicazioni) e di molte importanti riviste, Antonicelli nel 1953 è partecipe della battaglia contro la "Legge truffa" e nel 1968, come indipendente di sinistra, è eletto senatore nelle liste del PCI e del PSIUP per il Piemonte.
Negli anni è stato Commissario del Museo nazionale del Risorgimento, consigliere dell'Istituto storico del Risorgimento e del Centro studi "Piero Gobetti", presidente dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte e dell'Unione Culturale torinese. Ha organizzato lezioni-testimonianza sulla storia italiana dal 1915 al 1945, poi pubblicate dalla casa editrice Einaudi. Critico, saggista, poeta ha lasciato numerosi libri, oggi conservati, con molti preziosi documenti, a Livorno, dove la Compagnia portuale ha intestato a suo nome una Fondazione.
A Franco Antonicelli sono intitolate anche una via di Torino, l'Unione Culturale della città, una Sala per dibattiti a Voghera. Nel 2009 è giunto all'undicesima edizione il concorso "Franco Antonicelli", promosso dalla Regione per gli studenti delle Scuole superiori piemontesi.