Battista Bardanzellu
Lasciata giovanissimo la Sardegna si era trasferito a Roma dove, nei primi anni del ‘900, si era laureato in Giurisprudenza. Nel 1906 aderì al PRI e, dopo la Prima guerra mondiale, alla quale aveva partecipato come sottotenente dei Bersaglieri, riprese i contatti con i suoi amici repubblicani. Queste frequentazioni gli valsero l’inserimento nella lista dei “sovversivi”.
Comandante, durante l’occupazione nazifascista, delle squadre romane del Partito d’Azione, che combattevano come Brigata “Mazzini”, Bardanzellu fu, nel dopoguerra, tra i rifondatori del PRI, di cui diresse l’amministrazione e la “Voce Repubblicana”.
Consigliere comunale a Roma sino al 1956, nel 1946 di era dimesso da assessore della Giunta Rebecchini, rifiutando l’alleanza tra democristiani, monarchici e qualunquisti. Tornò nella Giunta come assessore al Patrimonio nel 1952 e mantenne l’incarico per quattro anni, sino alla morte, scrivendo saggi giuridici e amministrando importanti Società, tra cui l’INA e l’ACEA.
Dopo la sua scomparsa, all’esponente repubblicano è stato intitolato nella Capitale un viale nel quartiere Colli Aniene.