Giuseppe Carlo Maini
Già nel 1933 era entrato in contatto a Milano, dove viveva con la famiglia, con l’organizzazione clandestina di “Giustizia e Libertà”. Quando, durante la Seconda guerra mondiale, era stato mobilitato, era riuscito a intessere nuovi contatti con ufficiali antifascisti e l’8 settembre 1943, mentre con i soldati al suo comando presidiava le carceri di Ferrara, all’annuncio dell’armistizio rifiutò di arrendersi ai tedeschi e di passare nei ranghi dei militi dalla repubblichina di Salò.
Raggiunta Milano e ripresi i contatti con l’antifascismo, Maini entrò nella “Legione Garibaldina” diretta da Poldo Gasparotto e dall’avvocato Mormino (che sarebbero poi finiti a Fossoli ed entrambi fucilati).
Quando la “Legione Garibaldina” fu sciolta Giuseppe Carlo Maini passò nel Pavese e, col fratello Giambattista, continuò la lotta partigiana nella zona.
Arrestato nel febbraio del 1945 con la moglie (Jolanda Giorgetti), i coniugi Maini furono incarcerati a “San Vittore” e rimasero prigionieri dei fascisti sino alla Liberazione.
Nel dopoguerra Giuseppe Carlo Maini ha intrapreso, sino al suo pensionamento, la professione giornalistica.