Maria Margotti
Dopo la morte del padre aveva trovato, giovanissima, lavoro come mondina e durante l’occupazione nazifascista aveva partecipato attivamente alla Resistenza nel Ravennate. Vedova di guerra e madre di due bambine, nel 1946 la Margotti, attiva comunista, si era impegnata come operaia in una fornace cooperativa di Filo di Argenta (Ferrara).
Alla guida delle lotte sindacali, Maria Margotti il 16 maggio 1949 era tra gli oltre seimila braccianti che provenienti dalle province di Ferrara, Ravenna e Bologna si raccolsero nella zona di Molinella per impedire l’attività dei crumiri che, appoggiati dai sindacati di orientamento socialdemocratico, rischiavano di rendere vane le proteste dei lavoratori.
Il giorno successivo intervennero in forze la Polizia e i Carabinieri; mentre un folto gruppo di operaie ed operai di Argenta stava ormai tornandosene pacificamente a casa, i lavoratori furono raggiunti da due scariche di mitra partite da un’autocolonna di Carabinieri, ferma in località Ponte Stoppino. Trenta persone furono colpite e tra queste Maria Margotti, che cadde fulminata.
Le indagini sulla tragedia furono affidate allo stesso ufficiale che quel giorno comandava le forze dell’ordine e dopo tre anni di battaglia giudiziaria, il 13 luglio 1953, la Corte d’appello di Bologna, confermando la sentenza di primo grado, condannò il carabiniere Francesco Galeati a sei mesi e 15 giorni di reclusione. La mite pena inflitta al carabiniere considerato responsabile dell’omicidio, si accompagnò al proscioglimento di tutti i suoi superiori.
Il nome di Maria Margotti divenne così simbolo della ferocia delle classi dominanti nei conflitti con i lavoratori.
Nel 1982 il Comune di Ravenna ha deciso di ricordare la giovane madre intitolandole il raccordo della strada che collega Molinella ad Argenta.