Alfredo Ghidoni
Nel 1931 faceva parte del gruppo di giovani cui il PCI clandestino aveva affidato il compito della propaganda nelle fabbriche e nei cantieri della provincia spezzina. Fu arrestato dalla polizia fascista nel 1936 e il Tribunale speciale lo condannò a cinque anni di confino nell’isola di Ponza.
Qui si formò culturalmente e politicamente, a contatto con alcuni dei dirigenti del partito, fra cui Giorgio Amendola. Ghidoni fu poi trasferito ai confini di Aliano (Matera) e poi a Bernalda, dove lavorava nella colonia agricola di Pisticci.
Tornato libero nel 1941 tornò a Spezia, riprendendo contatto col partito e le organizzazioni clandestine antifasciste. Il PCI gli affidò l’organizzazione della stampa e propaganda. Si deve anche a lui l’allestimento della principale tipografia clandestina alla Serra di Lerici.
Fu arrestato nel 1944, e portato in cella al 21°, un’ex caserma trasformata in luogo di tortura dai repubblichini. Seppe resistere e tacere.
Presa la via dei monti, divennne commissario politico nella brigata "Cento Croci”, quindi uno dei comandanti della brigata “Garibaldi” che operava nelle zone dell’Alta Lunigiana.
Fiero del suo contributo alla libertà, si è sempre sentito un partigiano, dando attività nell’ANPI, anche come presidente della sezione di Lerici.
(c.r.)