Giacomo Ulivi
La famiglia si era trasferita a Roma a un anno dalla sua nascita, per poi spostarsi a Bruxelles. Giacomo aveva tuttavia compiuto il Liceo a Parma e, con un anno di anticipo, si era iscritto a quell'Università. Antifascista, lo studente, dopo l'8 settembre 1943, era entrato nella Resistenza. Arrestato l'11 marzo 1944, dopo un'evasione rocambolesca, Ulivi si era spostato a Modena, dove aveva ripreso la lotta contro i nazifascisti. Anche a Modena finì, nell'ottobre, per essere arrestato e anche in quest'occasione riuscì ad evadere. Catturato nuovamente a Modena dalle Brigate Nere, fu rinchiuso nelle celle dell'Accademia e, nonostante le torture, non si lasciò sfuggire ammissioni di sorta, tanto da essere prosciolto. Ciononostante, quando i partigiani occuparono per breve tempo Soliera (un paese ad una decina di chilometri da Modena), i fascisti, per ritorsione, fucilarono il ragazzo, con Alfonso Piazza ed Emilio Po, sulla piazza del Duomo del capoluogo. La motivazione della ricompensa al valore di Giacomo Ulivi recita: "Diciassettenne, prendeva parte alla lotta di liberazione con tutto lo slancio dell'età giovanissima brillando per la completa dedizione alla causa e lo sprezzo del pericolo. Arrestato una prima volta evadeva e si trasferiva a Modena dove riprendeva la sua intensa attività compiendo pericolosissime missioni di collegamento. Catturato nuovamente, sottoposto alle torture più atroci e raffinate le sopportava stoicamente senza nulla rivelare all'odiato nemico. Col corpo segnato dalle stigmate del martirio affrontava impavido e sereno il plotone di esecuzione. Esempio impareggiabile di amore ardente per la Madre Patria". A Parma, il locale Liceo scientifico porta il nome dell'intrepido ragazzo, che è ricordato in molti libri sulla Resistenza.
Ulivi lascia una memorabile "Lettera agli amici", scritta nei giorni della prigionia.