Gina Cingoli Portaleone
Dopo la Prima guerra mondiale la famiglia Cingoli, di origini ebraiche, si era trasferita dalle Marche a Torino. Insegnante di scuola media, nel 1938 (con l'approvazione delle leggi razziali), la professoressa viene esclusa dall'insegnamento. Anche il marito, Aldo Portaleone, è perseguitato per motivi razziali e quando scoppia la Seconda guerra mondiale Gina Cingoli, che è madre di due figli piccoli, cerca un po' di sicurezza sfollando in Val di Susa, a Rubiana (TO). I Portaleone decidono poi di spostarsi in prossimità del capoluogo e la famiglia trova un rifugio in una cascina in località Tetti di Rivoli, nella prima cintura torinese. Sono lunghissimi mesi di clandestinità, di disagio, con l'incubo dei rastrellamenti (un fratello di Gina Cingoli, nel 1944, era stato arrestato, rinchiuso nel campo di Fossoli e, mentre era avviato alla deportazione nei Lager nazisti, era riuscito rocambolescamente a fuggire). Finalmente, con la Liberazione, la professoressa può tornare al suo lavoro. Insegnerà sino al 1975, anno in cui andrà in pensione. Per altri tre anni ancora presta attività come insegnante alla Scuola ebraica "Emanuele Artom" di Torino, ma non cesserà mai, dai giorni della Liberazione, di testimoniare sui valori dell'antifascismo e della libertà di tutti i popoli.