Prospero Duc
Don Prospero aveva svolto la sua opera pastorale nel piccolo villaggio di Chésallet, oggi frazione di Sarre, a quei tempi ancora incorporato nel comune di Aosta. Conosceva uno ad uno i suoi parrocchiani, anche se qualcuno, nella chiesa di Sant'Eustachio, lo vedeva soltanto in occasione della festa del Patrono. Durante la Resistenza, particolarmente attiva nella zona, aveva stretto, naturalmente, i legami con i suoi giovani paesani. Molti si erano dati alla lotta armata, altri avevano semplicemente scelto di darsi alla macchia. Pochi giorni prima della Liberazione, don Prospero Duc seppe che i fascisti di Aosta avevano catturato una ventina di giovani, tra i quali molti del suo villaggio: li trattenevano come ostaggi, con l'evidente intenzione di trucidarli. Don Prospero si precipitò presso i vari Comandi, implorando la scarcerazione degli arrestati. Ciò gli attirò l'odio della Brigata Nera, resa più feroce dalla consapevolezza della fine imminente. Il 19 aprile alcuni militi bussarono alla porta della casa parrocchiale. Andò ad aprire Rosy, la sorella del prete. Facendosene scudo, i fascisti irruppero nella parrocchia e senza dir parola abbatterono il sacerdote a raffiche di mitra.