Lando Mannucci
Ha presieduto, sino alla morte, l'Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini. Non è stato il suo, un impegno onorifico. Ancora il 20 settembre 2003, quasi nonagenario, ha guidato di persona una delegazione di una trentina di partigiani dell'ANGVRG, accompagnati da famigliari, in una gita-pellegrinaggio in Croazia e Montenegro. In quella occasione il colonnello Mannucci non ha esitato a scendere nel "canyon del Tara", dove nel 1983 è stato eretto, a Pljevlja, un monumento dedicato alla Divisione italiana partigiana "Garibaldi". Più recentemente ancora, in occasione del sessantesimo della Liberazione, Mannucci ha levato alta la sua voce contro il proposito dei parlamentari di centrodestra di equiparare i repubblichini di Salò a tutti i combattenti della Seconda guerra mondiale. L'8 settembre 1943 Lando Mannucci era mobilitato in Montenegro. Quando le Divisioni "Venezia" e "Taurinense", disobbedendo agli ordini superiori, non accettarono la resa ai tedeschi e costituirono insieme la Divisione italiana Partigiana "Garibaldi", il giovane ufficiale fu inquadrato nella I Brigata "Venezia" e poi nella II "Garibaldi", dove assunse il comando di un battaglione, dopo le due battaglie di Kremma combattute, "con le stellette", a fianco dell'Esercito Popolare Jugoslavo. Poi Mannucci ha seguito la Brigata in Bosnia, di dove rientrò in Montenegro, ricoprendo il ruolo di capo di stato maggiore dell'unità. La Divisione italiana partigiana "Garibaldi" fu rimpatriata l'8 marzo 1945, armata ed efficiente. In diciotto mesi di lotta contro la Wehrmacht aveva avuto 2.556 Caduti accertati e circa 5.000 "dispersi". Il colonnello Mannucci, anche dopo aver lasciato il servizio, ne ha tenuta alta la memoria.