Mario Riva
Richiamato alle armi nel 1940 come tenente di complemento, Mario Riva era stato mandato in Albania e promosso capitano nell'83° Reggimento fanteria della Divisione "Venezia". Al momento dell'annuncio dell'armistizio si trovava con il suo reparto in Montenegro, a Kolasin. Inizialmente l'ufficiale italiano si era opposto agli attacchi del II Korpus dell'Esercito popolare di liberazione jugoslavo, ma poi decise di affiancare i partigiani nella loro lotta contro i tedeschi. Il 14 ottobre, infatti, il capitano Riva, che aveva costituito il 2° Battaglione "Italia", forte di 150 uomini, si affiancò alla 4a Brigata montenegrina della II Divisione Proletaria dell'EPLJ. Tre giorni dopo, i combattenti dell'"Italia" impegnarono forze corazzate tedesche al passo di Lijeva Rijeka; proprio in questo scontro Riva cadde alla testa dei suoi uomini. La motivazione della MdO ricorda che il capitano di complemento di Fanteria, Mario Riva "... rifiutava di ottemperare alle disonorevoli condizioni imposte dai tedeschi malgrado i rischi e le incognite insiti in tale decisione. Comandante di compagnia fucilieri rimasta isolata in caposaldo e circondato da preponderanti forze nemiche teneva testa all'avversario con tenacia e valore. In successivo violento scontro con agguerrite formazioni tedesche e cetniche dava ripetute prove di coraggio e di pronta decisione, prodigandosi nel rincuorare i propri uomini, nel sostituire i caduti; sempre primo ove maggiore era il pericolo per sbarrare il passo all'avversario. Mentre si ergeva fieramente contro il nemico incalzante, colpito a morte da una bomba da mortaio, trovava ancora la forza di invocare il nome sacro della Patria".