Emilio Scarpa
Gli Alleati avevano trovato Emilio Scarpa nel Lager di Mauthausen; era ancora in vita, ma in condizioni tali che, dopo la sua liberazione, non sopravvisse che pochi giorni.
Da ragazzo, Scarpa era stato in seminario, ma l’aveva abbandonato per entrare come operaio alla Breda Fucine di Milano. Nel 1923 aveva aderito al PCdI, dal quale era stato espulso per aver firmato - dopo essere stato arrestato dalla polizia fascista, processato e condannato – la domanda di grazia.
Di nuovo arrestato nel 1931 per diffusione di volantini antifascisti, Emilio Scarpa, condannato a tre anni, li passa tra Lipari, Ponza e la Sardegna. Quando, nel 1934, è liberato e torna a Roma, lavora nel settore cinematografico e nel 1939 presenta alla Biennale di Venezia un interessante documentario su “Venti anni di film muto in Italia”.
È il 1940 quando si trasferisce a Torino e collabora alla realizzazione del film “Il diario di una stella”. Ma è considerato un “soggetto pericoloso per l’ordine pubblico” e viene internato in Abruzzo, a Istorio Marina.
Torna libero nel 1942 e, a Milano, si mette in contatto con vecchi compagni del Movimento di Unità Proletaria. Durante la Resistenza collabora col clandestino “Centro raccolta notizie”, formato da redattori dell’”Avanti!”. Proprio la realizzazione clandestina del giornale socialista ne provoca l’arresto a Venezia e la deportazione a Mauthausen, di dove non tornerà.