Salta al contenuto principale

Partigiani della montagna/ Una repubblica partigiana

di Giorgio Bocca

"Partigiani della montagna", Feltrinelli, 2004, pp.179, euro 12,00
"Una repubblica partigiana", Il Saggiatore, 2005, po.139, euro 12,00

I due libri qui proposti sono le ristampe di resoconti memorialistici di Giorgio Bocca sui “partigiani della montagna” e sulla repubblica dell’Ossola (settembre-ottobre 1944).
“Partigiani della montagna” è stato pubblicato per la prima volta nell’ottobre del 1945. Portava in copertina il sottotitolo “Vita delle divisioni Giustizia e Libertà del Cuneese”. Mentre “Una repubblica partigiana” è stata editata nel 1964.
Quello che emerge dalle pagine dei due resoconti è che, durante la guerra di Liberazione, soprattutto nel Nord dell’Italia, i combattenti partigiani nell’estate del 1944 riescono a completare l’occupazione di intere vallate, istallandovi amministrazioni civili. Nascono così le “zone libere” o “repubbliche partigiane”. Alcune subiranno attacchi in profondità da parte dei nazifascisti che impiegheranno anche forze corazzate, artiglierie e aerei da ricognizione, come a Montefiorino (Emilia), nelle Langhe (Piemonte), in Carnia (Friuli). “Zone libere” sono organizzate anche nelle alte valli alpine: in Piemonte (Valle Stura, Vermenagna, Grana, Gesso, Maira, Varaita, Val di Lanzo, Cogne, Valsavaranche, parte dell’Astigiano); nella pianura dell’Oltrepò pavese e nella zona montagnosa e collinare tra Genova e Piacenza (“repubblica di Torriglia”). Nel Veneto è “liberato” l’altopiano del Consiglio.
Se alcune “repubbliche partigiane” resistono solo pochi giorni all’offensiva nazifascista (ma altre sino a tre mesi, per riformarsi non appena cessano i rastrellamenti), servono per sperimentare le regole democratiche cui farà cenno anche Luigi Einaudi, a liberazione avvenuta, ricordando il significato della partecipazione popolare anche quale riferimento in sede di Costituente. Da queste pagine il movimento partigiano si configura, del resto, come un laboratorio politico, testimoniato dai molti giornali clandestini, ispirati dai partiti, ma espressione – anche – di sperimentazione democratica locale, di paese, di zona, di vallata.
Esemplare, tra tutte, è comunque la repubblica dell’Ossola, con nuove regole di vita: si destituiscono i podestà e si rinnovano le amministrazioni; si dividono i compiti e si nominano i “ministri”; si progetta un ordinamento scolastico più agile e i vecchi testi vengono “epurati”; i maestri costituiscono il sindacato; sono stabiliti limiti e durata del comando unico.
Nella presentazione della nuova edizione di questa memoria della repubblica dell’Ossola (febbraio 2005), Bocca scrive che il “tentativo di fare una repubblica virtuosa c’era davvero stato” e in tutti i suoi protagonisti risplendeva “quella voglia di ricominciare in piena guerra una vita civile, di mettere insieme subito uno stato civile”.


Giorgio Bocca è stato comandante di una brigata della X divisione “Giustizia e Libertà” delle Langhe; vice-commissario politico della zona di Cuneo; medaglia d’argento per la cattura d’una compagnia della “Littorio”. A Torino, nell’immediato dopoguerra, ha mosso i primi passi da giornalista nel foglio di “Giustizia e Libertà”.