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Grazie NO

Sette idee che NON dobbiamo più accettare.

Giorgio Bocca, Feltrinelli, 2012, pp.112, euro 10,00

Questo pamphlet di Giorgio Bocca (1920-2011), uscito dopo poche settimane dalla sua scomparsa, nel giorno di Natale, è il contraltare di “Indignez vous!” di Stéphane Hessel (vedere scheda del 10 gennaio 2011, in “Archivio recensioni”). Come Hessel, ultranovantenne ex partigiano francese, Bocca quasi coetaneo fu un giovane partigiano con le formazioni di Giustizia e Libertà. Come Hessel, in queste pagine, denuncia l’indignazione degli onesti nel “Paese dei corrotti”: «Esistono due Italie separate e non comunicanti. L’Italia delle caste e delle cricche e quella che si guadagna onestamente la vita.

Lontane l’una dall’altra anni luce, nel modo di vivere, di pensare, nei modelli di morale e di estetica. Come sia possibile la loro convivenza senza una dura resa dei conti resta un mistero. Forse è l’istinto di sopravvivenza, lo stare comunque sulla stessa barca, nello stesso mare infido».
Bocca giornalista ha raccontato, con le sue inchieste e con i suoi libri, settant’anni di storia del nostro Paese, affrontando tutti i temi più rilevanti della società italiana.

“Grazie NO” rappresenta un po’ il suo testamento intellettuale e la sua visione libera del mondo e della società, senza essere “vincolata” da ideologie di sorta. Sette sono i punti individuati da Bocca, contro cui ribellarsi; ciascuno un capitolo, un tema su cui ragionare e da collegare agli altri: La crescita folle; La produttività, il nuovo dio; La lingua impura; Il dominio della finanza; La corruzione generale; La fine del giornalismo; L’Italia senza speranza.

Per Bocca incombe «Una crisi di cui nessuno sa niente, nessuno sa quando è cominciata e come finirà. Mai nella storia dell’umanità si era arrivati a una oscurità di questo genere». E ancora: «La gente, oggi, è più ricca ma è peggiorata culturalmente e intellettualmente».
In sintesi Bocca ci ricorda, con l’autorità del testimone e del grande cronista qual è stato, che già altre volte l’Italia fu sul punto di soccombere, ma gli italiani hanno saputo trovare in loro stessi la forza di salvarsi. Egli ci lascia una testimonianza e un esempio di cui non si può non fare tesoro.

Mauro De Vicentiis