Intervista a Raimondo Ricci
Raimondo Ricci, Presidente nazionale dell’ANPI, nel prendere atto con palese soddisfazione dell’inaugurazione del nuovo sito web dell’ANPI, muove da un’affermazione più volte ribadita: «la nostra associazione non è, e non intende in alcun modo svolgere il ruolo di un partito politico, per il semplice motivo che essa riconosce l’essenzialità e insostituibilità del ruolo dei partiti nello svolgimento delle funzioni che ai partiti politici attribuisce l’art. 49 della nostra Costituzione, secondo il quale “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Ciò premesso, occorre tener bene presente che la nostra associazione, negli oltre sessanta anni dalla sua costituzione avvenuta in Roma nel giugno del 1944, ha sempre ritenuto proprio inderogabile dovere formulare valutazioni e assumere iniziative sulla vita istituzionale e politica della nostra comunità nazionale in tutte le situazioni varie e complesse che l’hanno caratterizzata, dalla Liberazione ad oggi. Questo ruolo è stato determinato dall’esigenza, fortemente sentita da tutti coloro che si erano battuti, con grandi sacrifici di sofferenza e di sangue, contro i totalitarismi fascista e nazista al fine di garantire la vigile tutela e la concreta attuazione della nuova identità democratica scaturita per il nostro Paese dalla vittoria delle forze della Liberazione».
Quella vittoria, la sconfitta del fascismo e del nazismo, appartengono al passato, risalgono a oltre 60 anni or sono e si identificano con la data reale e simbolica del 25 aprile 1945; quale funzione l’ANPI può svolgere nella realtà attuale?
«L’ANPI, e con essa tutte le associazioni e gli enti culturali che si richiamano alla Resistenza possono svolgere, sono chiamati a svolgere, una funzione fondamentale che concerne l’essenza stessa dell’identità politica ed etica della nostra comunità nazionale. Questa identità, che è concretamente definita dai risultati a cui riuscì ad approdare la Resistenza, è quella che definirei l’eredità preziosa del 25 aprile. Si tratta essenzialmente della trasformazione del nostro Paese da monarchia a repubblica e dell’elaborazione e approvazione a larga maggioranza della Costituzione, fondamento assoluto di quella nuova identità. Non è stata però una conquista definitiva, perché il fascismo non è stato una malattia transitoria della nostra nazione ma ne ha permeato profondamente la storia. Mi piace, a questo proposito, ricordare la definizione di Gobetti del fascismo come “autobiografia della nazione”. Voglio con questa espressione riferirmi alle arretratezze, alle ingiustizie di carattere sociale e alle forme di potere autoritarie, presenti nella storia del nostro Paese, che nel fascismo hanno trovato una sublimazione e delle quali è possibile riscontrare una continuità di caratteri anche successivamente al grande risultato del 25 aprile.
Intende dire che il fascismo ha continuato, se non a esistere come dittatura, a minacciare la democrazia italiana?
«L’instaurazione della democrazia è stata molto difficile e molto sofferta, come lo dimostra anche la fase attuale. Se ci fossero state le condizioni per un’autentica democrazia condivisa da tutte le forze politiche, l’antifascismo avrebbe potuto essere relegato tra i ricordi, ma siccome non è stato così, l’antifascismo è stato sempre vigile, e l’ANPI con esso: dalle giornate di Genova del giugno 1960, alle stragi di piazza Fontana e di piazza della Loggia, a quelle del treno Italicus e della stazione di Bologna, e ai tentativi di colpo di Stato come quello del generale De Lorenzo. Nella fase attuale le spie d’allarme, sebbene sotto altre forme, sono presenti, e quello dell’ANPI è un ruolo che deve appartenere a più generazioni»
Qual è il rapporto tra la decisione di modificare lo Statuto per permettere l’iscrizione all’ANPI anche a chi non aveva partecipato alla lotta partigiana e il ruolo attuale dell’Associazione?
Quando al termine del Congresso di Chianciano, nel 2006, prendemmo questa decisione, aprendo le porte anche a quanti condividono i valori e le prospettive della democrazia sorta dalla Liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista, tutti la salutammo come una decisione di svolta; infatti la differenza con altre associazioni combattentistiche sta nella nostra scelta di aprirci alla società civile. L’iscrizione dei giovani all’ANPI ha precisamente questo significato. Dal colloquio e dall’intesa tra le generazioni possono nascere le risorse per far sì che il nostro Paese progredisca in modo positivo».
Ecco, appunto, qual è la situazione del nostro Paese, vista dall’ANPI e più in particolare da un partigiano?
È evidente che c’è una deriva della politica che cerca di impoverire i valori fondanti della nostra Repubblica. È sempre più evidente che l’approdo del cosiddetto revisionismo storico è la modifica della Costituzione. Per questo sempre più giovani – e non solo giovani visto che moltissimi intellettuali, scrittori, attori, imprenditori hanno chiesto in questi ultimi mesi l’iscrizione all’ANPI – sentono il bisogno di impegnarsi in prima persona nella difesa della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza.
Ma per uscire da questa deriva cosa si dovrebbe fare?
«Tornare all’esperienza del CLN, del Comitato di Liberazione Nazionale. Politicamente infatti, il segreto del successo delle forze antifasciste fu la capacità di riuscire a mantenere sempre l’unità. E guardi che non era semplice per un organismo che rappresentava i comunisti e i democratici cristiani, il partito d’azione e i monarchici, i socialisti e i liberali. Eppure ci riuscirono perfino davanti alla spinosissima questione della monarchia o della Repubblica che rischiava di dividere le forze. Questo problema è stato saggiamente accantonato e si è deciso di dare priorità alla lotta antifascista e di rinviare la decisione tra monarchia e Repubblica a guerra conclusa, come di fatto avvenne con il referendum del 2 giugno 1946. Il senso di questo ritorno simbolico all’esperienza del CLN è che solo con un consapevole processo di unità di intenti ci si potrà opporre a chi sta tentando di spazzar via le conquiste del nostro secondo Risorgimento, raggiunte in difesa della Repubblica e della democrazia.
In definitiva l’ANPI può contribuire a svolgere un compito patriottico importante, e per fare ciò bisogna esercitare una funzione critica – ma costruttiva – in una duplice direzione: nei confronti dei partiti politici di opposizione, per svolgere il ruolo di coscienza critica anche in vista di un’alternativa di governo; nei confronti dell’intera realtà politica e sociale nazionale, dando voce a tutti i cittadini affinché riescano ad esprimere il loro profondo disagio e la volontà di cambiare il nostro Paese».
Anche un sito internet, secondo Lei, può essere utile per questa funzione critica e costruttiva?
«Certamente. La disponibilità dei mezzi di comunicazione è molto importante e quindi saluto l’inaugurazione del nuovo sito internet dell’ANPI come un positivo strumento di comunicazione e mobilitazione, capace di tenere assieme gli insegnamenti del passato e la vigilanza democratica del presente, con un occhio rivolto al futuro».
(Mi.Urb.)