Aldo Centolani
Tra i più valorosi gappisti del Ravennate, comandava il distaccamento “Aurelio Tarroni” della XXVIII Brigata Garibaldi “Mario Gordini”. Gravemente ferito in uno scontro con i nazisti a Savarna (allora una frazione di Ravenna), Centolani fu portato in fin di vita all’ospedale di Alfonsine. Nonostante le sue condizioni disperate il gappista fu sottoposto dai tedeschi a stringenti interrogatori. Neppure con la tortura i suoi aguzzini riuscirono ad avere le informazioni che cercavano e da lui non ebbero neanche il suo nome e cognome, che li avrebbe portati a identificare i suoi familiari. Prima di spirare Aldo Centolani - come ricorda Cesare De Simone nel suo libro Gli anni di Bulow - ebbe la forza di predire ai suoi torturatori la fine del nazismo. Lo stesso carattere indomito dimostrò sua madre, che portata in ospedale per il riconoscimento della salma del figlio, finse di non riconoscerlo, per evitare che gli altri congiunti subissero le prevedibili conseguenze dell’identificazione. Nel dopoguerra ad Aldo Centolani è stata attribuita la Medaglia al valore e il Comune di Alfonsine gli ha intitolato una via.