Fabrizio Vassalli
Si trovava nell'isola di Saseno (Albania) al comando di una batteria contraerea quando fu proclamato l'armistizio. Per evitare di finire in mano ai tedeschi, lasciò il reparto e raggiunse Brindisi, dove si mise a disposizione del Comando supremo. Meno di un mese dopo, si offrì volontario per una missione rischiosa: attraversare le linee e raggiungere Roma. Nella capitale occupata dai tedeschi operò per oltre cinque mesi con un gruppo clandestino, riuscendo a fornire preziose informazioni al Comando alleato.
Il 13 marzo del '44, il capitano Vassalli fu arrestato con il pittore Giordano Bruno Ferrari e rinchiuso in via Tasso. Per due mesi i tedeschi sottoposero Vassalli ad atroci torture, ma non riuscirono ad ottenere informazioni dal giovane ufficiale. Intanto anche Amelia Vittucci, moglie di Vassalli, l'ufficiale Salvatore Grasso, l'elettromeccanico Corrado Vinci, il radiotelegrafista Pietro Bergamini, Bice Bertini e Jolanda Gatti, moglie di Vinci e incinta di sette mesi, erano caduti nelle mani degli occupanti. Tutti i patrioti furono sottoposti dal Tribunale di guerra tedesco ad un processo sommario, che si concluse con la condanna a morte di tutti gli arrestati.
Le tre donne riuscirono a salvarsi per il sopraggiungere a Roma degli Alleati. Vassalli, Ferrari, Grasso, Vinci e Bergamini furono fucilati, pochi giorni prima della liberazione della Capitale, sugli spalti di Forte Bravetta.