Giuseppe Golisano
Giuseppe nel 1942, all’epoca 17enne, si trasferisce a Genova con il resto della famiglia per trovare nuove opportunità di lavoro. Inizia a prendere i primi contatti con l’antifascismo locale per poi aderire come partigiano nella VI zona, operando con la brigata CLN di Rivarolo.
Nel novembre 1944 viene arrestato con l’accusa di essere un antifascista e portato al carcere di massima sicurezza di Marassi insieme ad altri partigiani.
Nel frattempo le Squadre di Azione Patriottica genovesi, dopo l’esecuzione dei tre patrioti in via De Cavero traditi da delatori collaborazionisti, danno esecuzione alla “Giornata della spia” e in diversi punti della città eseguono la sentenza nei confronti di nove fascisti.
Scatta la rappresaglia. Nella notte tra il 2 e 3 dicembre 1944 tra i detenuti politici del carcere di Marassi vengono prelevati 22 prigionieri, tra cui Giuseppe Golisano, che dopo torture e pestaggi sono trasferiti a Portofino (Genova), dove era insediato un contingente di Marina germanica con funzione di avvistamento e difesa costiera al comando del tenente Ernst Reimers.
Sulla spiaggia dell’Olivetta vennero fucilati e per occultare il crimine i corpi vennero legati con fil di ferro, trasportati al largo con barche, zavorrati e buttati in mare. Tutta l’operazione fu preordinata dal tenente colonnello tedesco, capo dell'Aussenkommando Sipo-SD a Genova, Siegfried Engel, già tra i responsabili della Strage della Benedicta e di quella del Turchino e da Vito Spiotta, segretario del fascio di Chiavari al comando della brigata nera “Silvio Parodi” e fedele complice degli assassini.
Il boia Engel (tra i crimini anche la Strage del cimitero di Cravasco) solo nel 1996 sarà indagato per “reato continuato di violenza in concorso con omicidio in danno di cittadini italiani” dalla Procura militare del tribunale militare di Torino: in seguito rinviato a giudizio e condannato all'ergastolo in contumacia il 15 novembre 1999, non sconterà la pena dato che le autorità tedesche non concessero mai l'estradizione richiesta dal ministero della Giustizia italiano. Un secondo processo ad Amburgo lo condannerà a sette anni, ma non vedrà il carcere neppure in questo caso. Spiotta invece sarà processato insieme ad altri repubblichini a Genova, con udienze che ebbero risonanza nazionale, e condannato a morte. Sentenza eseguita l’11 gennaio 1946.