Per la strage di Nozzano la giustizia non si ferma
È stata fissata al 10 ottobre 2011 dal Tribunale militare di Roma l’udienza per la strage di Nozzano, in provincia di Lucca.
Il processo vede imputato Josef Exner - classe 1911 - all’epoca dei fatti in servizio presso la Feldgendarmerie della 16ª SS Panzergrenadier Division Reichsführer SS.
Era l’11 agosto del 1944 quando 69 prigionieri, catturati durante il rastrellamento sul Monte Pisano, vennero prelevati dal cosiddetto “carcere di Nozzano” per essere fucilati.
Il “carcere” in realtà era la scuola del paese, divenuta in quei mesi di occupazione nazista dell’Italia sede del comando SS.
Qui chi aveva la sventura di entrare quale detenuto, perché sospettato di attività partigiana o di connivenza con i resistenti, veniva sottoposto a sevizie, torture e, troppo spesso, alla fucilazione.
In quei mesi di lotta erano i civili i principali bersagli della rabbia, della vendetta e della bestialità nazista. Colpevoli di essere figli di quell’Italia che fino a poco tempo prima era la più stretta alleata della Germania di Hitler. Colpevoli di aver dato vita nelle proprie cascine e negli scantinati ad una resistenza popolare che non scendeva a compromessi, desiderosa solo di libertà e di pace. Essere italiano significava essere un nemico. L’accusa nei confronti del maresciallo Exner è di concorso in violenza con omicidio contro privati nemici pluriaggravata e continuata, con le aggravanti - come di legge nel decreto di fissazione dell’udienza - “dell'aver commesso il fatto per motivi abietti, dell'aver agito con crudeltà verso le vittime, dell'aver commesso il fatto con premeditazione, dell'essere rivestito di un grado e dell'aver commesso il fatto con armi in dotazione”.
Come ripetuto per i processi celebrati per la strage di Monte Sole, di Sant’Anna di Stazzema, di Cervarolo, i crimini contro l’umanità non cadono in prescrizione e stabilire chiaramente la colpa, anche a tanti anni di distanza dai fatti, contribuisce a confermare un giudizio storico e storiografico sulle parti in causa.
Oggi che i superstiti di quelle stragi, i figli e i parenti delle vittime ancora ricordano, oggi che alcune forze politiche vorrebbero veder equiparati vittime e carnefici, la memoria storica passa anche dai tribunali.
Gemma Bigi