Liana Millu
Sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, ha dedicato la vita alla memoria della Shoah. Ancora il 27 gennaio 2005 – da un letto dell'ospedale San Martino di Genova dove, ultranovantenne, era ricoverata – aveva mandato agli amici dell'ANPI la sua testimonianza: un biglietto nel quale scriveva «Mi spiace non essere qui e iniziare nel solito modo. Sono il numero A 5384 di Auschwitz-Birkenau. Le parole sono sempre le stesse, ma oggi risuonano con la forza di milioni di persone che parlare non possono più... Che Dio vi benedica e vi aiuti a non dimenticare mai». Liana Millu, nel 1937, era una maestrina di Livorno. Oltre che insegnare ai bambini delle Elementari, collaborava con il quotidiano Il Telegrafo,diretto da Giovanni Ansaldo. L'anno dopo, grazie alle leggi razziali, perde l'impiego nella scuola e la collaborazione al giornale. Vive di lavoretti precari e mal pagati, sicché, nel giugno del 1940 decide di trasferirsi a Genova. È qui che, dopo l'8 settembre 1943, Liana diventa un membro attivo della Resistenza. Entrata nell'Organizzazione "Otto", l'insegnante ha il delicato compito di comunicare informazioni e codici operativi. Il suo impegno è bloccato nel marzo del 1944, quando, a Venezia, viene arrestata e deportata ad Auschwitz. Liana Millu riesce a sopravvivere e a tornare in Italia, ma la drammatica esperienza segna la sua esistenza. Nel 1947 pubblica il suo primo libro di memorie sui campi di sterminio: Il fumo di Birkenau. Nei primi anni Ottanta dà alle stampe I Ponti di Schwerin, nel quale ricorda la sua vita e il ritorno dal campo di stermino. Nel 1988 pubblica la raccolta di racconti La camicia di Josepha. Il volumetto Dopo il fumo - Sono il n. A 5384 di Auschwitz Birkenau, esce nel settembre 1990 per le edizioni Morcelliana.