Dina Nozzoli
Dopo la fondazione del PCdI aderì all'organizzazione fiorentina. Nel 1924, per sottrarsi alle persecuzioni dei fascisti, fu costretta ad espatriare in Francia con il marito, Renato Bitossi, noto dirigente comunista. Ma già alla metà del 1927 Dina era, con Bitossi, attiva in Italia, a organizzare il partito clandestino nelle province di Milano e di Varese. I Bitossi finirono nella rete dell'OVRA e Dina fu una delle prime donne - come ebbe a sottolineare, il 30 ottobre 1928, il periodico antifascista Solidarietà, che si stampava a Parigi - condannate dal Tribunale speciale. Bitossi fu processato a parte; lei dovette subire tre anni di reclusione. Scarcerata, si trasferì a Firenze, dove visse facendo la sarta. Poté ricongiungersi al marito soltanto all'inizio della Seconda guerra mondiale, quando lo raggiunse a Tricarico (Matera), dove lui, scontato il carcere, era stato confinato. Rientrata a Firenze dopo la caduta di Mussolini, Dina Nozzoli partecipò alla Guerra di Liberazione e, quando il capoluogo toscano fu liberato, prese parte all'attività politica e sindacale fiorentina.